Torino, Teatro Regio: “La rondine”

Torino, Teatro Regio, stagione d’opera e balletto 2023/23
LA RONDINE
Commedia lirica in tre atti su libretto di Giuseppe Adami
Musica di Giacomo Puccini
Magda de Cirvy OLGA PERETYATKO
Lisette VALENTINA FARCAS
Ruggero Lastouc MARIO ROJAS
Prunier SANTIAGO BALLERINI
Rambaldo Fernandez VLADIMIR STOYANOV
Périchaud e Rabonnier MATTEO MOLLICA
Gobin e Adolfo PAWEL ZAK
Crébillon e un maggiordomo ROCCO LIA
Yvette e Georgette AMÉLIE HOIS
Bianca e Lolette IRINA BOGDANOVA
Suzy e Gabriella KSENIA CHUBUNOVA
Un cantore PIERINA TRIVERO
Un giovane e uno studente LUIGI DELLA MONACA
Fioraie RITA LA VECCHIA, LAURA LANFRANCHI,
PAOLA ISABELLA LOPOPOLO
Una fioraia e una ragazza LYUDMYLA PORVATOVA
Ragazze EUGENIA BRAYNOVA, DANIELA VALDENASSI
Studenti ROBERTO GUENNO, ALEJANRO ESCOBAR, MATTEO PAVLICA
Orchestra e coro del Teatro Regio di Torino
Direttore Francesco Lanzillotta
Maestro del coro Ulisse Tabacchin
Regia, scene e costumi Pierre-Emmanuel Rousseau
Luci Gilles Gentner
Coreografie Jean-François Martin
Torino, 19 novembre 2023
Il rapporto privilegiato tra Puccini e il Regio non poteva che comportare una particolare attenzione del teatro torinese per il centenario della morte del compositore di cui si ripropone la quasi totalità delle opere.  Dopo l’ormai abitudinaria ripesa di “La Bohéme” è stato il turno de “La rondine” titolo assai meno di casa a Torino – con conseguente diserzione di massa del pubblico ormai fin troppo abituato alla riproposizione dei soliti titoli – da dov’era assente dal 1994. Per l’occasione si è optato per la sicura versione del 1917 – pur con l’inserimento dell’aria di Ruggero “Parigi!” nel I atto – e non si è più riproposta la versione con il terzo atto ampliato che proprio il Regio aveva tenuto a battesimo nell’ultima ripresa. La buona riuscita complessiva dell’operazione è principalmente merito di Francesco Lanzillotta. Il direttore romano perfettamente a suo agio nella scrittura pucciniana ha offerto una lettura di grane valore capace di rendere giustizia sia al tono apparentemente svagato dei primi due atti – ma quanta modernità in una scrittura tra le più originali uscite dalla penna di Puccini – sia il patetismo del terzo senza indulgere in troppo facili sentimentalismi cui la partitura sembrerebbe invogliare specie in questa versione. Ottima la prova dell’orchestra – sempre a suo agio con la musica pucciniana – e non vanno risparmiate lodi al coro vero protagonista nel II atto, il più ispirato del titolo. La prova del cast nel complesso è positiva ma non riesce a entusiasmare, tutti gli elementi sembrano mancare di qualcosa per la piena riuscita. E’ il caso della Magda di Olga Peretyatko elegantissima nel canto e nel gesto, musicale, ottimamente cantata e interpretata con grande intelligenza ma che si trova a patteggiare con una vocalità che non le è ideale. Manca un po’ di corpo alla voce e manca una più naturale predisposizione al canto di conversazione di cui la parte si nutre. Nel terzo atto trova però accenti di notevole intensità senza mai risultare caricata o plateale. Mario Rojas presta a Ruggero una bella voce di tenore lirico fresca e accattivante ma ci è parso fin troppo rigido sul piano interpretativo. Il personaggio ha già certe caratteristiche di suo ma ci è parso di percepire una certa tensione, forse dovuta alla giovane età.Valentina Farcas è una Lisette spigliata e brillante, facile nel canto – anche se la voce soprattutto in acuto appare un po’ piccola – e con una notevole personalità scenica calandosi bene nel taglio meno soubrettistico e più intenso con cui la regia tratteggia il personaggio. Al suo fianco Santiago Ballerini è un ottimo Prunier, brillante e musicale, con una linea di canto assai elegante e dal canto facile e sicuro. Vladimir Stoyanov ha tutta la classe di Rambaldo e nella brevità della parte fa emergere la sua sensibilità d’interprete. Ottime tutte le parti di fianco provenienti per lo più dalla realtà interna del Regio a dimostrazione che l’encomiabile lavoro condotto da Tabacchin sul coro sta dando ottimi frutti.La regia di Pierre-Emmanuel Rousseau fonde con intelligenza modernità e tradizione. L’occasione è un altro importante anniversario, la riapertura del nuovo Regio nel 1973 e la regia decide di omaggiare quell’occasione e l’architetto torinese Carlo Mollino che di quella ricostruzione fu il protagonista. La vicenda è quindi spostata al 1973 e le scene richiamano direttamente citazioni molliniane – compreso lo stesso teatro Regio in cui è ambientato il secondo atto – mentre i costumi richiamano la moda francese del tempo. Le atmosfere da cinema nouvelle vague francese di quegli anni sospese tra melanconia e sentori decadenti – e così ricche di musica che di quei film era tra le assolute protagoniste – si adattano alla perfezione alla modernità della scrittura pucciniana. Il risultato è uno spettacolo esteticamente impeccabile, di grande eleganza e in cui qualche elemento più provocatorio – come il balletto del II atto – trovavano piena giustificazione. Sempre in quest’atto l’idea di una festa in maschera ha permesso un’ulteriore omaggio al Regio e alla sua storia recuperando costumi di storici allestimenti del teatro. Più che apprezzabile il lavoro sugli interpreti – anche secondari – con risultati quasi cinematografici sul piano della recitazione.