Milano, Teatro Litta: “LidOdissea”

Milano, MTM – Teatro Litta, Stagione 2023/24
LIDODISSEA”
di e con Gianfranco Berardi e Gabriella Casolari
Altri interpreti: Ludovico D’Agostino, Silvia Zaru
R
egia Gabriella Casolari e Gianfranco Berardi con la collaborazione di César Brie
Decorazioni di scena Sara Paltrinieri
Costumi Giada Fornaciari
Disegno Luci e Direzione Tecnica Mattia Bagnoli
Elaborazioni musicali Ludovico D’Agostino
Produzione IGS APS, Fondazione Luzzati Teatro della Tosse, Teatro Stabile Friuli Venezia Giulia, Manifatture Teatrali Milanesi – MTM Teatro, Accademia Perduta – Romagna Teatri SCRL, Comune di Bassano del Grappa con il sostegno del MiC – DIREZIONE GENERALE SPETTACOLO e del Centro di Residenza della Toscana (Armunia – CapoTrave/Kilowatt), Comune di Sansepolcro.
Si ringrazia il Teatro dei Venti
Milano, 01 dicembre 2023
Da un ventennio circa la Compagnia Berardi Casolari porta la condizione dell’ipovedenza sui palcoscenici italiani, ricevendo anche alcuni importanti consensi. Il merito va senz’altro a Gabriella Casolari, che ha raccolto questa sfida dal lato drammaturgico, e a Gianfranco Berardi, il prim’attore, come si sarebbe detto cent’anni fa, di questa compagnia. I testi che la Casolari compone partono sempre da stimoli “alti” e questa “LidOdissea” certo non fa eccezione, come già il titolo lascia intuire. Tuttavia al colto si accosta sempre, nelle loro produzioni, un lato più popolare, schietto, in nome dell’ibridazione che regge l’intera attività della Compagnia – portare in scena ipovedenti e normodotati in completa e perfetta armonia. Questa duplicità, tuttavia, almeno in quest’ultima produzione, rischia talvolta di abbassare troppo il tono, scadendo in alcune volgarità gratuite dal sapore pulp che mal si accordano al registro per il resto piuttosto omogeneamente colloquiale della pièce. Dispiace constatarlo perché, in altri momenti, il dramma funziona splendidamente – il monologo di Circe, ad esempio è geniale, così come quello finale di Odisseo. Sul piano più spiccatamente performativo, invece, Gabriella Casolari non può dirsi un’attrice piacevole, tutta vittima com’è di una vocalità nasale e squillante e una serie di problemi emissivi – difetti di pronuncia e cadenza ipocoristica su tutte. Anche questo lascia l’amaro in bocca: proprio la condizione di disabilità di cui si fanno giustamente gonfaloni dovrebbe portare Casolari e Berardi a curare di più l’aspetto vocale, la dizione, l’inflessione (anche in Berardi pesantemente caratterizzata), la musicalità della parola; per fortuna accanto a loro troviamo Silvia Zaru, una cantrice dalla voce d’angelo, i cui intermezzi musicali sono senza dubbio le parti più affascinanti dello spettacolo, e Ludovico D’Agostino, un Telemaco fisicamente presente a se stesso e pienamente performante sul piano scenico – peccato che a lui tocchino le parti più sboccate, che comunque interpreta dando il giusto peso alle parole. Gianfranco Berardi, nel ruolo di un Odisseo ugualmente briccone e autocosciente, ha un innegabile fascino, ma sono i momenti più intensi a rendere maggiore giustizia sia alla sua fisicità che al grande trasporto con cui interpreta. Insomma, il bel materiale d’attore non manca, la scena essenziale (curata da Sara Paltrinieri) è pienamente funzionale e non manca di interagire in modo intelligente col cast; il disegno luci di Mattia Bagnoli incornicia la scena magistralmente, giocando su efficaci chiaroscuri; andrebbe posta solo una maggiore cura alla parola, sia sul piano drammaturgico che quello più eminentemente parlato. Foto Elisa Nocentini