Roma, Musei Capitolini: la prima mostra monografica su “Fidia”

Musei Capitolini, Villa Caffarelli
FIDIA
Dal 24/11/2023 al 05/05/2024
Promossa da Roma Capitale, Assessorato alla Cultura, Sovrintendenza Capitolina ai Beni culturali
Organizzazione Zètema Progetto Cultura
Main Sponsor Bulgari
Curatore Claudio Parisi Presicce
Roma, 01 Dicembre 2023
“Le forme, come quelle di Fidia, hanno un loro svolgimento anche nella staticità. […] Nessun altro, dopo Fidia, ha conservato davanti alla vita questa gravità rispettosa e questo entusiasmo cosciente che sono la vera religione.” (Edgar Faure)
La mostra “FIDIA” presso i Musei Capitolini conduce i visitatori in un viaggio per molti inatteso e sorprendente attraverso la vita, la carriera e il contesto storico-culturale del grande scultore. Una vasta e pregiata selezione di oltre 100 opere, che spazia tra reperti archeologici, originali greci e repliche romane, dipinti, manoscritti e disegni, offre un’esperienza unica, con alcune di esse esposte per la prima volta. Fidia, celebre scultore del V secolo a.C., giunge a noi attraverso una rinomanza paradossale, essendo considerato un “scultore orale” poiché nessuna delle sue opere originali è pervenuta fino a noi. La conoscenza delle sue creazioni si basa esclusivamente sulle testimonianze di coloro che le hanno ammirate. Le copie ellenistiche o romane attribuite a Fidia possono, a loro volta, non derivare necessariamente dagli originali del maestro. Notizie storiche e iscrizioni del 1589, come quelle dei Dioscuri al Quirinale, evidenziano la sfida nel distinguere le opere autentiche di Fidia da imitazioni successive. Nonostante ciò, la grandiosità delle sculture di Fidia ha lasciato un’impronta indelebile nella storia dell’arte. Un esempio eloquente è il generale romano Lucio Emilio Paolo, che nel 167 a.C. rimase incantato di fronte allo Zeus di Olimpia, celebrandolo con un sontuoso sacrificio. Massimiliano Papini, professore di Archeologia e Storia dell’arte greca e romana, offre un’approfondita analisi critica e bibliografica su Fidia nel suo volume “Fidia. L’uomo che scolpì gli dei” . Fidia, legato a Pericle come scultore, architetto e sovrintendente nel rinnovamento urbanistico ateniese, è oggetto di speculazioni riguardo al suo coinvolgimento diretto nella scultura del Partenone. Il destino di Fidia fu controverso, accusato di appropriazione indebita durante la realizzazione della statua della Parthénos per il Partenone e morendo in carcere dopo un processo. Alcuni sostengono che le accuse fossero mirate a danneggiare il suo mentore, Pericle, coinvolto nelle tensioni politiche dell’epoca. Le opere più celebri di Fidia includono l’Atena Parthénos, un colosso alto dodici metri, e la statua di Zeus a Olimpia, entrambi realizzati in crisoelefantina (oro e avorio). La peculiarità di queste sculture risiede nell’abilità di Fidia nel catturare l'”auctoritas degli dèi”, un pregio che secondo Quintiliano lo distingue da Policleto nel ritrarre la forma umana. Il “realismo mentale” di Fidia emerge nella sua capacità di plasmare le divinità seguendo un ideale di bellezza interiore, oltre che esteriore. Questa mostra inaugura un ciclo avvincente quanto ardito di cinque esposizioni intitolato “I Grandi Maestri della Grecia Antica”, mirato a introdurre il grande pubblico ai protagonisti principali della scultura greca. Tale ciclo riveste un significato particolare a Roma, città che custodisce testimonianze di inestimabile importanza sull’opera di Fidia, risalenti al periodo del Rinascimento e oltre, attraverso le preziose copie romane di capolavori originali. Il percorso espositivo si suddivide in sei sezioni: “Il ritratto di Fidia“, “L’età di Fidia“, “Il Partenone e l’Atena Parthenos“, “Fidia fuori da Atene“, “L’eredità di Fidia“, e “Opus Phidiae: Fidia oltre la fine del mondo antico“. L’allestimento si distingue per la sua assoluta sobrietà ed eleganza formale, mentre le opere esposte sono concepite con attenzione per garantire una fruizione ottimale da diverse angolature. Le pannellature nere di sfondo e i basamenti rossi si configurano come scelte cromatiche vincenti, finalizzate a mettere in risalto il marmo bianco predominante nei reperti di statuaria. Tale accostamento cromatico non solo evidenzia la purezza e la bellezza intrinseca del materiale, ma agisce anche come guida visiva, attirando l’attenzione su ogni singola sfumatura delle opere esposte. Nonostante il considerevole numero di reperti, ciascuno conserva una distintiva identità propria. Le illuminazioni , abilmente modulate in termini di intensità e angolazione, svolgono un ruolo cruciale nell’evidenziare la tridimensionalità di ciascun reperto. Attraverso una sapiente gestione della luce, si crea un suggestivo gioco d’ombra che virtualmente proietta molti reperti sulle pareti e sui muri degli spazi espositivi. Questo effetto contribuisce a un’intrecciata coreografia visiva, quasi visionaria, in cui i reperti sembrano completarsi reciprocamente, aggiungendo un ulteriore livello di profondità e significato all’esperienza espositiva. L’approccio complessivo all’allestimento non si limita quindi solamente a seguire un rigoroso criterio scientifico, ma si preoccupa anche di preservare gli occhi del visitatore da sovrapposizioni che potrebbero risultare ridondanti e potenzialmente disturbanti. La sezione didascalica si distingue per la sua chiarezza e comprensibilità, raggiungendo un livello tale da essere accessibile non solo agli esperti del settore, ma anche al pubblico generale. Questa caratteristica consente di sganciare la mostra dall’etichetta di essere esclusivamente rivolta a una nicchia di conoscitori, conferendole invece un carattere più universale e aperto a un vasto pubblico. Tra i numerosi reperti, emerge con semplicità ma grande forza evocativa ciò che rimane di una modesta tazza. Sotto la base di questo pregevole reperto, si legge l’iscrizione “ΦΕΙΔΙΟ ΕΙΜΙ” (Io appartengo a Fidia). Tale annotazione, rinvenuta nel laboratorio di Fidia di fronte al tempio di Zeus, rivela il legame personale con lo scultore. In questo laboratorio, Fidia dedicò la sua maestria alla creazione della celebre statua della divinità, che sarebbe poi divenuta una delle sette meraviglie del mondo antico. La semplice tazza, con la sua iscrizione distintiva, diviene così una testimonianza tangibile della connessione diretta con l’arte e l’opera di Fidia. Le sale, sebbene alcune possano apparire anguste rispetto alle dimensioni delle opere e delle vetrine che contengono (con particolare riferimento alla sala dedicata allo Zeus di Olimpia), si distinguono per un’atmosfera ricca di fascino. Il palazzo Caffarelli si rivela perfettamente idoneo a valorizzare le caratteristiche uniche dell’esposizione per spazio e dimensione. Un aspetto di notevole rilevanza è la professionalità del personale dedicato all’evento. Cordiale, altamente competente e attentamente predisposto per assistere i visitatori, si distingue per rispondere in modo eccellente a ogni loro esigenza. La mostra, indubbiamente contraddistinta da un impegno innegabile, meriterebbe una visibilità più estesa e una presenza di visitatori più consona agli eventi culturali di prestigio che spesso caratterizzano le esposizioni monografiche dai titoli così altisonanti.