Roma, Parco Archeologico del Colosseo: ” La Colonna Traiana: il racconto di un simbolo”

Roma, Parco Archeologico del Colosseo
LA COLONNA TRAIANA: STORIA DI UN SIMBOLO
organizzata e promossa dal Parco archeologico del Colosseo e dal Museo Galileo – Istituto e Museo di Storia della Scienza 
con la curatela di Alfonsina Russo, Federica Rinaldi, Angelica Pujia e Giovanni Di Pasquale
Roma, 15 marzo 2024
“Il Senato e il Popolo Romano all’Imperatore Cesare Nerva Traiano Augusto, figlio del Divo Nerva, conquistatore in Germania e Dacia, Pontefice massimo, investito della potestà tribunicia 17 volte, proclamato Imperatore 6 volte, eletto console 6 volte, Padre della Patria: per far conoscere di quanta altezza il monte e il luogo siano stati ridotti, con così grandi lavori.” (Iscrizione sulla base della Colonna Traiana – L 6.960)
Eretto per volontà dell’Imperatore Traiano per commemorare la sua vittoria in Dacia, il monumento rimane un enigma sotto diversi aspetti, pur essendo riconosciuto come un’insegnamento storico sul potere della narrazione e della propaganda bellica. Analogamente, prima di Traiano, Ramses II aveva già esercitato l’arte della narrazione con la Battaglia di Kadesh. Il tempio di Abu Simbel ne è testimone, con incisioni che, nonostante la conclusione della battaglia con un trattato di pace – il primo nella storia umana -, esaltano la figura di Ramses II in un trionfo di autocelebrazione e propaganda.
La Colonna Traiana, situata nel Foro di Traiano vicino al Quirinale a Roma, è un esemplare monumento commemorativo alto 30 metri (38 metri con il piedistallo). Completata nel 114 d.C., celebra le vittorie dell’Imperatore Traiano sui Daci, con un fregio a spirale che si avvolge per circa 200 metri attorno alla colonna, illustrando le campagne militari del 101-102 e del 105-106 d.C. Quest’opera, realizzata con 18 blocchi di marmo di Carrara, ciascuno pesante circa 40 tonnellate, ospita al suo interno una scala a chiocciola che conduce a una piattaforma panoramica. Sebbene spesso interpretata come strumento di propaganda imperiale, alcune teorie suggeriscono che la colonna potrebbe essere stata parzialmente nascosta da altre strutture, limitandone la visibilità. Vi è anche l’ipotesi che potesse servire come indicatore delle misure utilizzate per la costruzione del Foro. Dopo la morte di Traiano nel 117 d.C., il Senato decretò che le sue ceneri fossero sepolte alla base della colonna in un’urna d’oro, anche se oggi non sono più presenti. In origine sormontata dall’effigie di un’aquila, poi sostituita da una statua di Traiano e infine, nel 1588 su iniziativa di Papa Sisto V, da una statua di San Pietro che permane fino a oggi. I rilievi narrano dettagliatamente le gesta belliche contro i Daci, mostrando non solo gli aspetti militari ma anche momenti quotidiani dei soldati, con una particolare attenzione al realismo e a dettagli significativi dell’esercito romano. Pur mancando di una prospettiva uniforme, l’opera mantiene un forte impatto visivo e narrativo, con oltre 2500 figure umane rappresentate, tra cui 59 immagini dell’imperatore. Fin dalla sua concezione, la Colonna Traiana si è imposta come un emblema dell’ingegnosità umana, rappresentando un’impresa ardimentosa nel panorama dell’ingegneria antica. L’odissea che ha caratterizzato la sua realizzazione è oggi motivo di stupore e di profonda ammirazione. Con il passare dei secoli, il monumento ha acquisito una risonanza universale, divenendo fonte di ispirazione per imperatori, Papi e monarchi che ne hanno emulato la grandezza attraverso tentativi di replicazione, disegni e modellini. La costruzione in questione culmina un progetto iniziato ben oltre Roma, precisamente nella cava di Fantiscritti sulle Apuane, nota per l’estrazione del pregiato marmo lunense usato per decorare monumenti ed edifici nell’impero. Sebbene le tecniche utilizzate non siano state mai documentate per iscritto e siano andate perdute con le civiltà che le hanno sviluppate, il confronto tra fonti letterarie, archeologiche, epigrafiche, iconografiche e numismatiche consente di ricostruire parzialmente le tappe di questa incredibile impresa. L’allestimento espositivo, collocato in un Colosseo avvolto in luci blu (che riecheggiano il Danubio ma anche l’interazione tra Uomo e Tecnologia), si dedica a narrare questa storia epica, dividendo la narrazione su due livelli: uno storico-artistico, con la meticolosa ricostruzione del fregio in scala reale che abbraccia i pilastri dell’anfiteatro, e l’altro più prettamente tecnico, esplorando le fasi di trasporto e lavorazione del marmo. Questo percorso espositivo si propone di illustrare non solo l’incredibile fatica fisica dei centinaia di uomini coinvolti nella costruzione di questo capolavoro, ma anche di riflettere sull’aspetto simbolico e sull’impiego politico che ne è stato fatto nei secoli, fino a diventare oggetto di quasi culto da parte delle corti europee. La corrente esposizione dedicata alla Colonna Traiana non segna un inedito nella valorizzazione di questo emblema dell’antichità romana. Già nel 2019, gli spazi de La Limonaia nel Giardino di Boboli a Firenze avevano fatto da cornice a un evento espositivo di rilievo: “L’arte di costruire un capolavoro: la Colonna Traiana”. Il Museo Galileo è stato e continua ad essere il co-curatore della mostra, sia in passato che oggi.  Elementi distintivi di quell’ allestimento, come i modellini dettagliati, la ricostruzione digitale e un impianto di fruizione che abbracciava ampiamente i contenuti, trovano oggi nuova espressione e rielaborazione. Se da un lato il dialogo con la precedente esposizione fiorentina è palpabile in termini di concezione e approccio ed anche in quasi tutti i modellini proposti, dall’altro l’attuale mostra beneficia di una cornice scenografica senza paragoni: gli spazi intrinsecamente carichi di storia del Colosseo. Questo contesto non solo amplifica l’attrattiva visiva e il fascino dell’evento, ma contribuisce a creare un’atmosfera impregnata di un passato glorioso, che dialoga in modo diretto con l’oggetto della mostra. L’esposizione è arricchita da strumenti e macchinari d’epoca, riprodotti da Claudio Capotondi, ( “Maestro delle Imprese di Traiano”), e da una serie di video e proiezioni realizzate dal Museo Galileo (già visti nella precedente mostra). È un’esposizione che funge da funzionale ponte visivo e situata a breve distanza dall’originale, invita il pubblico a spostarsi con facilità verso il vero capolavoro, dove si può immergere nella maestosità dei dettagli con una rinnovata consapevolezza.