Roma, Teatro Vascello: “Fotofinish” di Antonio Rezza e Flavia Mastrella

Roma, Teatro Vascello
Stagione 2023 – 2024
FOTOFINISH
di Antonio Rezza e Flavia Mastrella
con Antonio Rezza e con Ivan Bellavista , Manolo Muoio (mai)
scritto da Antonio Rezza
allestimento Flavia Mastrella

produzione Rezza Mastrella – La Fabbrica dell’Attore
assistente alla creazione Massimo Camilli
luci e tecnica Alice Mollica
organizzazione Tamara Viola e Stefania Saltarelli
macchinista Andrea Zanarini
La performance teatrale di Antonio Rezza e Flavia Mastrella, esperti con vent’anni di consolidato sodalizio artistico, si erge come un’esperienza intensa e carica di aspettative. In questo spettacolo, il concetto di “fotofinish” – originariamente un fotogramma atto a decodificare la velocità nelle competizioni sportive – assume una nuova vita come strumento automatico di indagine scenica nelle abili mani degli artisti. Questo strumento, capace di catturare con precisione l’ordine di arrivo in una gara, costituisce il fondamento su cui Rezza e Mastrella plasmano la loro visione del teatro. Fotofinish” si configura come un racconto avvincente dell’ossessivo autoritratto di un individuo che trova nell’arte fotografica un antidoto alla solitudine. Il protagonista, immergendosi alternativamente nei ruoli di cliente ed esperto fotografo, si perde gradualmente nella follia, manifestatasi come una forma acuta e diversa di percezione di se stesso e di riflesso di quello che percepisce intorno a se stesso.  In un’audace prospettiva esegetica, il testo si propone come un tentativo disperato di ritrarre la tragica fine del nostro tempo e spazio. Affrontando la palpabile crisi esistenziale che permea la società, l’opera corrode e consuma l’identità individuale. L’umanità si trova in bilico, incapace di condurre una vita serena in un mondo dominato dagli anti-valori di ingiustizia, violenza e sopraffazione. Rezza, agendo sia come attore che figura politica, concepisce “ospedali ambulanti” diretti alle case dei malati e “minuscole torri Gemelle” atte a proteggere l’unico impiegato da attacchi terroristici. La narrazione si getta progressivamente nell’abisso della follia, trasformando la malattia in un impellente desiderio di connessione con gli altri, coinvolgendo direttamente il pubblico. Muovendosi agilmente tra  “totem“, complesse strutture sceniche di stoffa e metallo ideate da Flavia Mastrella, Rezza conferisce al suo spettacolo un dinamismo unico , coadiuvato da Ivan Bellavista nei cambi ed in alcune incursioni, perfetta spalla in questo monologo. Questi elementi scenici, fantasiosi e straordinariamente semplici, non solo evidenziano l’impegno artistico, ma amplificano anche il messaggio di denuncia degli artisti, distaccandolo da contesti realistici e conferendogli una purezza e autenticità uniche. Nel teatro degli sketch, delle smorfie e degli sberleffi irriverenti, emerge l’ombra oscura della solitudine. Un isolamento che sfugge alla cattura fotografica, essendo l’assenza di chi non è vicino: “il cane ero io e non vi siete accorti che stavo così male”. L’approfondimento della tematica bellica, con la sua imminente partenza, mette tutti gli spettatori sullo stesso piano, destinati a condividere la stessa fine sul palcoscenico, poiché “la merda finisce, mentre la cattiveria è infinita“. In questo spettacolo, i due artisti creano ciò che appare come il risultato più interessante e il proseguimento più “funzionale” di tutte le avanguardie storiche del secolo scorso. La loro maestria si manifesta nell’abile movimento tra cabaret, biomeccanica di Mejerchol’d, sintesi futurista e azione situazionista, dando vita a un’esperienza artistica unica e stimolante. Dal 1987, Flavia Mastrella e Antonio Rezza condividono un percorso artistico caratterizzato dalla pratica di diverse forme d’arte, trasformando il performativo in una poetica totemica. La loro presenza scenica è un’eruzione che si insinua come un malessere nella vita dello spettatore. L’ambizione che li guida non è mirata a soddisfazione, ma piuttosto alla perdita del significato residuo, dando voce alle cifre della carneficina. Nel teatro, irrompono con una forza devastante, generando costantemente nuovi fatti, cortocircuiti, oscurità dall’eccesso e dal difetto. Travolgono e stravolgono, scomponendo il quotidiano sotto strati di strida comica disperata. La loro manipolazione non agisce sul cervello di chi osserva, ma sul corpo di chi guarda. Sul palcoscenico di questa striscia di terra a forma di stivale, concepita per galleggiare nella melma, si esibiscono con impeto, devastando i palchi stessi. La loro dichiarazione che il teatro è incivile per definizione riflette un’opinione radicata: “Un teatro civile per un paese civile è un’utopia non per la civiltà del teatro, ma per l’inciviltà del paese.” Un’esplosione di applausi prolungati e ovazioni ha accolto il rientro di Antonio Rezza sul palco del Teatro Vascello, segnando la conclusione di una performance (non di uno spettacolo come Rezza suggerisce si debba definire) caratterizzata da un finale imprevedibile e estremamente coinvolgente per il pubblico. Qui per le altre date.