Milano, Teatro Litta: “Baccanti. Il regno del dio che danza” da Euripide. Dal 27 febbraio al 24 marzo. Debutto Nazionale

Drammaturgia e regia Filippo Renda – produzione Manifatture Teatrali Milanesi
Baccanti, il regno del dio che danza è un viaggio oltre il semplice spettacolo teatrale per esplorare una fusione fra mito antico e riscoperta del rito con una visione contemporanea della liberazione e dell’espressione corporea. Un inno alla potenza del corpo femminile come strumento di rivoluzione e cambiamento. In un mondo dominato e plasmato da norme e ideali maschili, le donne diventano un simbolo di resistenza e di forza collettiva sfidando e ridefinendo il tessuto sociale, trasformando il mito in una potente metafora della lotta per l’emancipazione e l’affermazione di sé in un contesto di predominanza maschile. La fonte di partenza è la contrapposizione tra ordine civile ed estasi rituale, in un conflitto tra Dioniso e Apollo che è conflitto tra dominati e dominanti. Nel despota Penteo, che cerca di liberare Tebe dal culto dionisiaco, rivediamo l’azione di chi ha recentemente dichiarato illegali i rave, perseguendo un’opera di disciplinamento delle membra e addomesticamento degli impulsi. La nostra rilettura attinge sia dalla tragedia di Euripide che dalla tradizione più antica ponendo particolare enfasi sui baccanali che, come i moderni rave, sono una risposta all’oppressione della società. Il baccanale diventa il fulcro narrativo dello spettacolo, sviluppandosi per tutta la sua durata. La nostra reinterpretazione dei riti dionisiaci, influenzata dagli studi di Lapassade e Zolla sull’esoterismo, vuole creare un’esperienza teatrale in cui gli spettatori possano sperimentare una forma di trance attraverso la potenza della performance scenica.
Esperienza che passa anche dallo spazio scenico, metafora per il cambiamento emotivo e spirituale. La scelta di adottare una disposizione circolare è un invito alla creazione di uno spazio comune dove si possono intrecciare emozioni, pensieri e reazioni. Il cerchio ha una lunga storia sia nell’arte che nell’esoterismo, simboleggiando l’unità, l’infinito e il ciclo della vita. In questo ambiente il pubblico potrà scegliere di vivere lo spettacolo dall’interno, trasformando lo spazio fisico in un luogo di condivisione emotiva e di riflessione, o di rimanere semplice osservatore. Cuore pulsante dello spettacolo è la musica, i cui ritmi e melodie sono un potente veicolo catartico capace di trasportare il pubblico in un viaggio emotivo e spirituale in parallelo con la narrazione scenica. La psytrance, con le sue radici profonde nella cultura della trance e della musica elettronica, incarna in modo perfetto l’essenza del progetto, un connubio tra l’antico e il moderno, tra il rituale e l’innovazione. Le sue linee di basso pulsanti, gli arpeggi incalzanti e le melodie che si intrecciano creano un ambiente sonoro che invita alla liberazione emotiva e spirituale.