Roberto Favaro: “Parola, spazio, suono. Il teatro musicale di Adriano Guarnieri”

Prefazione di Paolo Petazzi
Saggi, Marsilio, 2022
Volume di 272 pagine. ISBN 978-88-297-1599-2
27,00
Parola, spazio e suono rappresentano il trittico attorno al quale è possibile avvicinarsi ad una ‘percezione’ della musica di Guarnieri con intrinseche relazioni tra arti diverse. Il risultato potrebbe definirsi una lettura interdisciplinare e nello stesso tempo caleidoscopica ove attraverso lo sguardo interiore e curioso del compositore è possibile scorgere il fascino e la suggestione del colore che irrompe fino all’utilizzo di tecnologie atte alla spazializzazione del suono ivi compresi gli apparati video. Se per alcuni aspetti è evidente un’apertura al mondo esteriore tanto da assorbirne gli influssi, dall’altro è proprio questo modus operandi del compositore a guidare e stimolare ‘pensieri’ che confluiscono in un teatro musicale fantastico e visionario i quali si traducono in vibrazioni sonore atte a traghettare l’ascoltatore verso un attraente itinerario sonoro. Per i non addetti ai lavori potrebbe trattarsi di musica complessa ove, si badi bene, il concetto di ‘complessità’ è già insito nell’essenza e natura della musica tanto da giustificare l’assenza di univocità sul termine ‘musica contemporanea’, continuando a generare nuove ipotesi fino ad allontanarsi dai cliché standardizzati.
Come accade per il significato delle parole ai linguisti, per i quali a volte risulta difficile fornire delle risposte, allo stesso modo anche per la musica di Guarnieri c’è bisogno di una mente pensante. L’ INDICE chiarisce l’itinerarium mentis della pubblicazione di Favaro. PAROLA (Dalla musica il testo. Guarnieri librettista; Le parole di Pasolini, Parole antiche: Poliziano, Euripide, Dante; Altra spiritualità, spiritualità altra. Tra rivelazione, erotismo e impegno civile) – SPAZIO (Dallo spazio sonoro la vera drammaturgia teatrale; Live Elettronics. Per uno spazio sonoro mobile e molteplice; Uno spazio interiore e immaginario; Spazi sonori altri. Le chiese per Quare Tristis e Passione secondo Matteo) – SUONO (Timbro-materia; Voci; Forme) forniscono al lettore, nell’interessante esposizione ed approfondimento dell’autore del volume, gli strumenti necessari ovvero «delle chiavi […] per aprire delle porte, per varcare delle soglie» al cospetto di un’espressività capace anche di sedurre. Il risalto dato da Paolo Petazzi nel definire la pubblicazione «primo libro interamente dedicato ad Adriano Guarnieri» lascia sperare almeno in una seconda ove la continuazione di questo viaggio possa contribuire a garantire maggiore diffusione e accoglienza della musica di un compositore dotato di poetica e originalità decisamente singolari. La metafora del viaggio è altresì utile per segnalare, all’interno del volume, l’incontro con tanti personaggi (compositori, filosofi, letterati, pittori, architetti, ecc.) sia del passato che contemporanei dai quali trovare ‘risposte’ necessarie per potere soppesare ed illustrare l’opera del compositore.
Si segnala che la presenza di varie citazioni, immagini (foto che ritraggono il compositore, scene d’opera, autografi, partiture compresi esempi di scrittura con live elettronics), unitamente alla Prefazione di Paolo Petazzi, la Nota biografica del compositore, Gli spettacoli, le locandine e l’Indice delle opere di Adriano Guarnieri citate, arricchiscono e rendono più fruibile la lettura pur lasciando sempre l’ultima parola al compositore. Egli ci rivela che il suo testo assume compiutezza soltanto dopo aver composto la musica, tanto da non stupire la sua comprensione di alcuni Lieder di Schubert pur senza aver letto prima i testi: «Al contrario, mi accorsi che senza conoscere la poesia, ne avevo afferrato il contenuto vero, forse più profondamente che se fossi restato aderente alla superficie dei veri e propri pensieri espressi dalle parole». Curioso, anche se può risultare strano a molti, è sapere che in tutte le sue opere Guarnieri inizia «dallo spazio prima ancora delle note» riservando ad un momento successivo l’organizzazione della composizione. Altrettanto interessante risulta l’ultima parte dedicata al suono in cui lo stesso compositore chiarisce che: «Mi piace pensare al timbro come un impasto sonoro sta a un impasto di malta […]. Il timbro è frutto di un impasto sonologico […] non fisso, materico, sinuoso, insomma un “grumo” di suoni in movimento [ma anche] somma materica di sonorità, che si fa via via volume, e spessore quantitativo. Cioè una massa verticale di suoni o di agglomerati ruotanti su se stessi». Tanti i rimandi sia ad opere del passato che ad altre più ‘contemporanee’. In Guarnieri dall’iniziale e vicino Strutturalismo, al concetto materico e della spazialità del suono, alla passione, in primis per la poesia di Pasolini (Trionfo nella notte, 1987 e Premio Abbiati), alla successiva lunga collaborazione con Giovanni Raboni e all’impiego del live elettronics riaffiora quella ‘emancipazione’ tout court debitrice oltre che dell’inventio anche dell’intelletto.