Roma, Sala Umberto: “Hotel Paradiso”

Roma, Teatro Sala Umberto
HOTEL PARADISO
un’opera di Familie Flöz
Regia Michael Vogel
di Sebastian Kautz, Anna Kistel, Thomas Rascher, Frederik Rohn, Hajo Schüler, Michael Vogel, Nicolas Witte
con Marina Rodriguez Llorente, Frederik Rohn, Nicolas Witte, Sebastian Kautz
maschere Thomas Raschern, Hajo Schüler
Scenografia Michael Ottopal
costumi Eliseu R. Weide
musica Dirk Schröder
disegno luci Reinhard Hubert
produzione Familie Flöz, Theaterhaus Stuttgart, Theater Duisburg
Roma, 06 Febbraio 2024
La compagnia Familie Floz, composta da talentuosi artisti provenienti da 10 diverse nazioni, ha visto la luce nel 1996 e si è affermata come un’entità teatrale di spicco in tutta Europa. Grazie alle straordinarie creazioni sceniche, il gruppo riesce a coinvolgere un pubblico vastissimo, variegato nelle sue appartenenze culturali, sociali e generazionali, sfruttando al massimo le abilità creative dei suoi membri. Clownerie, teatro di figura, gioco di maschere, trasformismo, magia e un uso elevato della recitazione, il tutto senza l’ausilio di parole, caratterizzano questa straordinaria formazione, divenuta una delle realtà teatrali più originali e amate in Europa. Tra le loro opere più recenti spicca “Hotel Paradiso”, una tragicomica pochade che vede una famiglia gestire un albergo alle prese con una schiera di ospiti eccentrici. Nel contesto di questo albergo alpino, l’energica e autoritaria madre, il timido e impacciato figlio, la volitiva e ninfomane figlia, la cameriera dispettosa e cleptomane, e persino il sanguinario cuoco-macellaio, accolgono una varietà di personaggi strampalati, tra cui un rapinatore in fuga e una coppia di poliziotti sprovveduti. Nell’intreccio della trama si susseguono omicidi, tradimenti, morti naturali e misteriose sparizioni di cadaveri, creando uno scenario teatrale ricco di suspense e umorismo nero. Ogni personaggio incarna un archetipo umano, delineato con precisione attraverso maschere, azioni ed espressioni corporee. Queste rappresentazioni emergono in una profondità spaziale unica, grazie alla maestria degli attori e alla struttura drammaturgica. La trama attinge da cliché del genere thriller-investigativo e horror sci-fi, ribaltandoli con paradosso e parodia come elementi chiave delle relazioni e dell’azione. Un’analisi teatrale e tecnica rileva una certa stanchezza nel corso degli anni di rappresentazione globale dello spettacolo. Si avverte infatti sottilmente il bisogno di rinnovare le dinamiche interne della trama, che talvolta presentano spazi vuoti o dilatati, interrompendo la continuità ironico-onirica che richiede precisione e studio. Questa tendenza sembra caratterizzare tutti gli spettacoli della compagnia, e sebbene “Hotel Paradiso” mantenga un affascinante decadimento nell’ambientazione, emerge la necessità, a tratti evidente, di modernizzare alcune dinamiche sceniche. Il Teatro di Familie Flöz si distingue e merita applausi costanti per l’eccezionale abilità degli interpreti. Questi artisti riescono a trasformarsi in diversi personaggi con maestria, un’impresa notevole data la limitata presenza di attori e il doppio numero di personaggi. La dimensione sognante, sapientemente creata in ogni occasione a partire da gesti scenici apparentemente semplici, evidenzia la maestria del “fare teatro”. Un esempio di questa abilità è evidente in questa piece , quando il figlio della proprietaria dell’albergo intraprende una danza su se stesso all’inizio dello spettacolo, facendosi cadere addosso coriandoli al ritmo di una vecchia aria di Marlene Dietrich su vinile. Tra tutti gli investigatori impegnati nella ricerca di un rapinatore ospitato presso l’Hotel Paradiso risultano particolarmente divertenti. Al contempo, si notano situazioni comiche quando il responsabile della reception rivolge avances alle clienti dell’albergo. La scenografia si presenta plasticamente artificiale, intenzionalmente elaborata con complessità e diversificazione in termini di livelli e illuminazione. La luce, a seconda del suo colore e della colonna sonora sottostante, assume il ruolo di delineare spazi narrativi, estendendosi anche al di là della scena e, in certi casi, persino al di fuori dell’ambito prettamente teatrale. Un elemento cruciale è rappresentato dalla porta girevole d’ingresso, un’originale fonte di equivoci e di scene comiche di grande effetto. Questa porta contribuisce anche a situazioni che, sfondando il tono comico, si immergono decisamente nel tragico. I suoni di scena rivestono un ruolo chiave, delineando atmosfere e tempi nell’ambito teatrale. Dal freddo e sibilante vento del palco, ancora immerso nell’oscurità, si transita al canto mattutino degli uccellini e alle sonorità caratteristiche degli ambienti di montagna. In questo contesto, il suono assume la responsabilità di scandire il ritmo dello spettacolo, collaborando sinergicamente con l’illuminazione che progressivamente aumenta in intensità e varia in colore. Elementi poetici e ironici permeano lo spettacolo, rispondendo alla missione più elevata del Teatro di Familie Flöz: restituire allo spettatore la dualità dell’effimero e dell’eterno nel contesto teatrale specifico. Una performance che suscita nostalgia e gratitudine per l’esperienza fugace di una serata, destinata a scomparire, ripetersi e scomparire nuovamente. L’arte che abbandona l’uso della parola supera con successo le barriere linguistiche e generazionali. Attraversa il controllo della mente conscia, eludendo difese e repressioni, per liberare la fantasia e la forza immaginifica. Questa forma d’arte, pulita e priva di fronzoli, raggiunge l’emisfero destro del cervello, aprendo la porta alla fascinazione emotiva. Si configura come un rito che esorcizza l’influenza pervasiva della tecnologia contemporanea. Il pubblico presente nella Sala Umberto ha manifestato apprezzamento con entusiasmo, esprimendo il proprio gradimento attraverso applausi intensi e fervidi e ben meritati.  Photo@Simona Fossi. Qui per le altre date.