Napoli, MANN Museo Archeologico Nazionale di Napoli: ” Gli dei ritornano. I bronzi di San Casciano” incantano il capoluogo partenopeo

Napoli, MANN Museo Archeologico Nazionale di Napoli
GLI DEI RITORNANO. I BRONZI DI SAN CASCIANO.
16 Febbraio- 30 Giugno 2024
Napoli, 10 Marzo 2024
Attraversando i secoli, le acque termali del territorio dell’antica città-stato di Chiusi hanno custodito misteri che uniscono Etruschi e Romani. Oggi, questi segreti vengono alla luce attraverso le nuove straordinarie narrazioni offerte da quattro reperti inediti esposti nella mostra “Gli Dei ritornano. I bronzi di San Casciano”. Questa esposizione, che segue la sua prima apparizione al Quirinale, è attualmente ospitata nelle recentemente inaugurate sale del terzo piano del Museo Archeologico Nazionale di Napoli (Mann), disponibile fino al 30 giugno. L’inaugurazione, presieduta dal Ministro della Cultura Gennaro Sangiuliano, segna un importante momento di riscoperta e valorizzazione del ricco patrimonio culturale condiviso tra queste antiche civiltà. Questa affascinante esposizione rivela una serie di incredibili scoperte archeologiche emerse nell’estate del 2022 dal santuario termale etrusco e romano del Bagno Grande di San Casciano dei Bagni. Per oltre sette secoli, dal III secolo a.C. al V d.C., questo antico santuario ha svolto un ruolo di primaria importanza come luogo sacro di pellegrinaggio e guarigione, dove etruschi e romani convivevano in armonia, trovando rifugio per il proprio corpo e nutrimento per lo spirito. La vasca sacra del santuario ha restituito al mondo oltre 200 manufatti in bronzo e più di 5000 monete, offrendo un’immagine vivida di un passato che ancora parla di benessere, ospitalità e fede.Le statue oranti, le parti anatomiche, i piccoli fasciati, i ritratti e le sacre figure in bronzo si stagliano come protagonisti di un racconto millenario. Questi reperti archeologici, testimoni di un’era lontana, svelano una storia che va oltre l’individuale importanza di ciascun oggetto, estendendosi a temi di spiritualità, cura e convivenza sociale. La stupefacente preservazione delle statue ritrovate nelle acque termali aggiunge un ulteriore livello di meraviglia a questa scoperta. Questa condizione eccezionale ha permesso la decifrazione di lunghe iscrizioni in etrusco e latino, fornendo un prezioso sguardo sulle vite di coloro che hanno frequentato questo sacro sito, le divinità a cui si appellavano, e la serena convivenza tra Etruschi e Romani, uniti dalla comune venerazione delle acque curative. La scoperta di statue in bronzo di tale antichità è un avvenimento raro e straordinario. Spesso, queste opere venivano rifuse per la creazione di nuovi artefatti di minore importanza, specialmente durante le fasi successive dell’antichità e nel periodo medievale. Questo rende il loro ritrovamento un prezioso affresco dell’epoca, un tesoro inestimabile che ci permette di viaggiare indietro nel tempo e di comprendere meglio le pratiche e le credenze di queste antiche civiltà. Pertanto, la scoperta di San Casciano riveste un’importanza senza pari, soprattutto considerando lo straordinario stato di conservazione delle opere. Tuttavia, è essenziale sottolineare che, sebbene la scoperta di San Casciano abbia avuto un impatto significativo, non sarebbe corretto commettere l’errore di confrontare direttamente queste opere con altri rinvenimenti celebri, come ad esempio i famosi Bronzi di Riace. Nonostante entrambe le scoperte siano di notevole importanza, appartengono a contesti culturali e cronologici estremamente diversi, e pertanto non possono essere paragonate tra loro. Curata con maestria dal Direttore Generale dei Musei, Massimo Osanna, e da Jacopo Tabolli, eminente professore presso l’Università per Stranieri di Siena, l’esposizione si rivela come un’esplorazione profonda, quasi un pellegrinaggio attraverso i millenni, nel cuore del territorio avvolto dalle acque termali dell’antica città-stato etrusca di Chiusi. Questo percorso espositivo si articola in diverse sale, ciascuna dedicata a specifiche tematiche. Attraversando questi ambienti, il visitatore è invitato a immergersi in una narrazione complessa e stratificata, che rende omaggio alla ricchezza culturale e alla profondità storica di questo affascinante angolo d’Italia. Tra le opere che colpiscono per la loro delicatezza e la potenza emotiva che trasmettono, emerge una statua in bronzo raffigurante una figura femminile con le mani protese in segno di preghiera. Vestita con un chitone e un mantello, i lunghi capelli finemente pettinati incorniciano il suo viso, mentre eleganti trecce si dipanano sul suo petto. Questa scultura richiama le figure con mantello trasverso diffuse sin dall’età ellenistica più antica e può essere collocata cronologicamente alla metà del II secolo a.C. Il manufatto è stato rinvenuto all’interno della vasca sacra, nell’ambito di un insieme di offerte che circondavano un imponente tronco di quercia. La statua della devota in preghiera giaceva capovolta, come se volesse indirizzare la sua supplica verso il cuore stesso della sorgente termale.  L’essenza del bronzo e dell’acqua calda permea l’intero percorso espositivo, a partire dai reperti provenienti da altri siti etruschi e risalenti all’età del bronzo. Tuttavia, è l’acqua calda stessa, magnificamente riprodotta nella mostra attraverso fondali blu suggestivi, che ha svolto un ruolo fondamentale nel garantire lo straordinario stato di conservazione dei bronzi giunti fino a noi. Le monete scoperte nella vasca del Bagno Grande non sono poche: 2.511 sono state rinvenute durante la campagna di scavo del 2021, mentre circa 2.700 sono emerse nel 2022. Sono principalmente in bronzo, con alcune eccezioni in argento e una rara presenza di pezzi in oro. Secondo l’esperto numismatico Giacomo Pardini, è probabile che queste monete non siano mai state in circolazione prima di essere offerte come doni. Nell’ antica vasca termale, sono state ritrovate anche offerte rituali in legno. Questo suggestivo ritrovamento sembra indicare la pratica sacrale di gettare rami d’albero nelle acque. Non sono mancate nemmeno scoperte di pigne provenienti dal pino domestico. Un aspetto che merita una particolare nota è la meticolosità, la dedizione e la passione con cui lo scavo è stato condotto. Questo approccio scrupoloso ha permesso il recupero di una serie di informazioni estremamente preziose. Questi dati offrono un’opportunità unica per tentare di ricostruire la vita quotidiana di un’area sacra dove, per secoli, uomini e donne hanno testimoniato la loro fede, affidando le loro speranze all’acqua sacra. L’allestimento, pur nella sua essenzialità, svela una limpidezza senza eguali, arricchito da un gioco di retroilluminazioni che donano un notevole valore estetico. L’atmosfera poetica che ne deriva è quasi tangibile, rendendo l’esperienza tanto avvincente quanto coinvolgente. Una mostra imperdibile.