Roma, Museo Civico di Zoologia: “Oltre lo spazio, oltre il tempo. Il sogno di Ulisse Aldrovandi”

Roma, Museo Civico di Zoologia
OLTRE LO SPAZIO, OLTRE IL TEMPO. IL SOGNO DI ULISSE ALDROVANDI
In una mossa audace che ridefinisce i confini dell’interazione tra passato, presente e futuro, la mostra “Oltre lo spazio, oltre il tempo. Il sogno di Ulisse Aldrovandi” trova una nuova casa nella “sala della balena” del Museo Civico di Zoologia di Roma. Questo nuovo capitolo nella vita della mostra, originariamente ospitata a Bologna sotto l’egida della Fondazione Golinelli e del Sistema Museale di Ateneo dell’Alma Mater Studiorum – Università di Bologna, testimonia un’ambizione culturale senza precedenti, nonostante le sfide logistiche poste dalla dimensione più contenuta dello spazio espositivo romano.La rassegna, orchestrata con cura da un quartetto di esperti – Andrea Zanotti, Roberto Balzani, Antonio Danieli e Luca Ciancabilla – e arricchita dal patrocinio di istituzioni prestigiose come il Ministero della Cultura, la Regione Emilia-Romagna, il Comune di Bologna, oltre al sostegno di Rai Cultura e della Banca di Bologna, ha dovuto reinventarsi nell’ambito di uno spazio che, pur carico di suggestione, si rivela meno ampio rispetto alla sua prima incarnazione bolognese. La “sala della balena”, con il suo fascino innegabile, accoglie ora tre aree che prima erano in tre stanze distinte, ridimensionate per altro rispetto alla vastità del progetto originario, ma non meno incisive nella loro capacità di catturare l’immaginario del pubblico. L’esposizione si presenta come un viaggio intellettuale e sensoriale attraverso una selezione di collezioni museali, opere d’arte moderna di Bartolomeo Passarotti, Giacomo Balla e Mattia Moreni, e pezzi contemporanei di Nicola Samorì, affiancati da contributi tecnologici provenienti dall’Agenzia Spaziale Europea. Questi elementi, insieme a installazioni olfattive e interattive, tessono un dialogo vibrante tra arte e scienza, due sfere del sapere che, nell’ottica della mostra, convergono verso una comprensione più profonda della nostra eredità culturale e delle potenzialità del futuro. La figura centrale di Ulisse Aldrovandi (1522-1605), pioniere nella scienza naturale e ispirazione museale, funge da faro nel percorso espositivo, simboleggiando l’incessante ricerca umana di conoscenza. La sua opera, che spazia dalla minuziosa catalogazione del mondo naturale a visioni futuribili quasi profetiche, incarna l’essenza di un’esplorazione che supera i confini temporali per interrogarsi sul destino dell’umanità. I visitatori sono invitati così a immergersi in scenari futuristici, grazie all’uso di visori di realtà aumentata che proiettano l’esperienza di vita in possibili insediamenti extraterrestri, offrendo una prospettiva tangibile sulle sfide e le meraviglie che l’avanzamento tecnologico e la scoperta spaziale potrebbero riservarci. Accanto a queste innovazioni, la mostra propone una riflessione sul passato attraverso una “wunderkammer” moderna, che pone quesiti su cosa l’umanità sceglierà di preservare come testimonianza della propria storia e cultura. Come già detto l’esposizione si ritrova in uno spazio che, benché limitato e inizialmente disorientante per i visitatori, non ne mina l’ambizione o la capacità di evocare meraviglia. La comprensione dello spazio espositivo, sebbene possa sembrare ostico per una mancanza di percorso , è brillantemente facilitata dal personale di sala, la cui gentilezza e profonda preparazione emergono come un faro guida per i visitatori, permettendo loro di navigare attraverso le sezioni con maggior sicurezza e apprezzamento. “Oltre lo spazio, oltre il tempo” si conferma così non solo come un’esplorazione dell’eredità umana, ma anche come una testimonianza della resilienza di arte e scienza di fronte alle limitazioni fisiche. Il dialogo tra passato, presente e futuro, intriso nelle opere e nelle installazioni, invita a una riflessione profonda, stimolando la curiosità e l’immaginazione di chi partecipa. Le luci vengono calibrate con maestria, trasformando lo spazio espositivo in un palcoscenico dove ogni dettaglio emerge con forza e chiarezza. Le pedane di sostegno, caratterizzate da forme arrotondate e un bianco glaciale, non fanno eccezione, giocando un ruolo cruciale nel valorizzare le opere esposte. Questo gioco di luci e supporti non solo esalta la tridimensionalità delle opere, ma anche ne amplifica il significato, invitando lo spettatore a un’immersione totale. L’assenza di ombre è una scelta deliberata, che elimina ogni distrazione, proiettando il visitatore in un ambiente di pura contemplazione. La luce, diffusa in modo così uniforme e intensamente artificiale, diventa un veicolo di narrazione. I curatori, attraverso questa orchestrazione luminosa, trasportano i visitatori in un limbo esplorativo, un vero e proprio gabinetto di curiosità contemporanee, che mira a delineare l’umanità all’interno dello spazio cosmico. Questa scelta estetica e scenografica non è casuale ma risponde a un’intenzione precisa: quella di creare un ambiente che funga da ponte tra il conosciuto e l’ignoto, tra la realtà tangibile e le potenzialità infinite dello spazio. La luce, in questo contesto, diventa uno strumento di esplorazione che invita a riflettere sul posto dell’uomo nell’universo, offrendo una visione ampliata della nostra esistenza e delle sue proiezioni future. In questo scenario, arte e scienza si fondono, aprendo finestre su mondi possibili e su una comprensione più profonda della nostra posizione nel cosmo. Al di là delle prime impressioni, la mostra si distingue per la sua capacità di offrire una prospettiva inedita, introducendo un approccio radicalmente nuovo alla connessione tra arte e spettatore.