Milano, Teatro alla Scala, Stagione lirica 2023/24
“GALA FRACCI ” 2024
Coreografie di Rudolf Nureyev da Marius Petipa E Lev Ivanov, Simone Valastro, August Bournonville, Andrea Crescenzi, Marius Petipa, Maurice Béjart, Manuel Legris, Roland Petit, George Balanchine, Patrick De Bama, Alexei Ratmansky.
Musiche di Pëtr Il’ič Čajkovskij, Ólafur Arnalds, Herman Severin Løvenskjold, Philip Glass, Johann Sebastian Bach, Ludwig Minkus, Gaetano Donizetti, Johann Strauss jr., Ezio Bosso, Léo Delibes
Artisti ospiti: Marianela Nunez, Vadim Muntagirov, Olga Smirnova, Jacopo Tissi, Roberto Bolle
Solisti, Corpo di ballo e Orchestra del Teatro alla Scala di Milano
Direttore David Coleman
Milano, 19 aprile 2024
Terza edizione del Gala Fracci in Scala: un’immancabile insieme di estratti del balletto classico che ha il pregio di mostrare tanti ballerini protagonisti in una sera, ma sempre con il rischio che il troppo possa guastare la situazione ed evolvere in uno stordimento da eccessi. La serata è stata talmente lunga e densa di contenuti (e protagonisti) che sarebbe eccessivo percorrerla punto per punto, danzatore per danzatore. Ci limiteremo per questi motivi alle impressioni principali sugli interpreti e sulla selezione dei pezzi portati in scena. Hanno donato della gioia Vittoria Valerio e Claudio Coviello nel passo a due da La Sylphide, sempre attenti ad un’interpretazione appassionata, adattissima per i ruoli romantici (ricordiamo con piacere la loro Giselle, sicuramente un cavallo di battaglia di questi due ballerini). Non sono stati risparmiati gli applausi da parte del pubblico per Marianela Nunes e Vadim Muntagirov ne La bella addormentata. Soprattutto Muntagirov ha avuto grandi applausi a scena aperta durante la sua variazione, ma anche la Nunes non ha sbagliato un passo. Non delude Nicoletta Manni ne La Luna di Béjart, sotto la guida della stessa Luciana Savignano, prima interprete di questo assolo facente parte del balletto Heliogabale del 1976. Ciononostante, ne abbiamo avuto un’impressione di maggior lentezza dei movimenti rispetto all’interpretazione più fluida della Savignano dei tempi (ma non sappiamo se dettata da una direzione d’orchestra che ha deciso per un ritmo forse più lento). Nel Donizetti pas de deux, Alice Mariani si conferma ballerina di grande caratura, che ci auguriamo cresca ulteriormente. Con lei ha danzato Nicola del Freo, che è stato un ottimo protagonista, in splendida forma, guadagnandosi meritatissimi applausi a scena aperta durante la sua variazione. Il pipistrello è stato, poi, una piacevolissima parentesi istrionica, omaggio al genio di Roland Petit, interpretata molto bene da Virna Toppi e da un azzeccatissimo Christian Fagetti, supervisionati da Luigi Bonino, uno dei primi interpreti di questo balletto insieme alla compagna di vita di Petit, Zizi Jeanmaire. Olga Smirnova ritorna, infine, con suo successo alla Scala con un passo a due di Jewels di Balanchine, insieme a Jacopo Tissi. E, nonostante ci fossimo ripromessi di non ripercorrere tutta la serata, l’impressione che ne avrete avuto voi lettori sarà che tale promessa è stata disattesa. Eppure, arrivati a quasi fine serata, abbiamo saltato una fetta abbastanza consistente degli eventi messi in scena: ad esempio, Roberto Bolle che ha portato in scena uno dei suoi pezzi commerciali ormai conosciuti, In your black eyes su musica di Ezio Bosso. Così come non possiamo commentare a dovere la nuova creazione dello scorso anno di Andrea Crescenzi, Luce, su un’affascinante musica di Philip Glass: ci limitiamo a dire che possiede parecchi spunti attraenti (come la “camminata sul posto”), e che apprezziamo nel giovane ballerino scaligero il tentativo di fusione di più modelli contemporanei (forse principalmente Kratz) con l’estetica di Ohad Naharin, fusione però ancora da digerire fino in fondo. Questo per dire che, nonostante tutto questo materiale, la serata si è poi conclusa con il terzo atto di Coppelia, nella coreografia di Alexei Ratmansky andata in scena poco tempo fa. Una scelta che crediamo abbia caricato un po’ troppo la serata, con la sua successione di variazioni dei vari solisti e con il passo a due che ne segue. Lo scorso anno il Gala presentava ben dieci pezzi, quest’anno dodici, compreso il terzo atto di Coppelia. Di certo capiamo la scelta, perché permette di portare in scena tanti ballerini come protagonisti, ma oltre a esserci risultata un’aggiunta eccessiva a fine spettacolo, è forse l’atto “più superfluo” di quel balletto dal punto di vista interpretativo. Ad ogni modo, oltre a menzionare i due protagonisti, Nicoletta Manni e Timofej Andrijashenko, dobbiamo sicuramente citare la bella variazione di Rinaldo Venuti. Vengono riservati a tutti grandi applausi al temine dello spettacolo e attese all’uscita artisti del teatro per i protagonisti principali, tra cui Roberto Bolle.Ph. Teatro alla Scala / Brescia – Amisano