Roma, Musei di Villa Torlonia, Casino Nobile: “Riapertura al pubblico del rifugio antiaereo e del bunker di Villa Torlonia”

Roma, Musei di Villa Torlonia
RIAPERTURA DEL BUNKER E RIFUGIO ANTAEREO DI VILLA TORLONIA
Recentemente riaperti al pubblico, il Rifugio antiaereo e il Bunker di Villa Torlonia brillano di nuova luce grazie a un significativo intervento di conservazione. Questi siti storici, intrisi delle vicende di Benito Mussolini e della sua famiglia durante il loro soggiorno nella villa, sono ora il fulcro di un innovativo percorso espositivo. Attraverso avanzate tecnologie multimediali, i visitatori vengono immersi in un’esperienza che ricrea vividamente le atmosfere e le tensioni delle incursioni aeree del secondo conflitto mondiale. Questo approccio innovativo nei musei non si limita a documentare un’era cruciale della storia italiana, ma cerca di far rivivere le emozioni e le sfide di un tempo segnato dalla guerra. A Villa Torlonia, a Roma, tra il 1940 e il 1943, furono costruite tre strutture sotterranee per proteggere Benito Mussolini e la sua famiglia: due rifugi e un bunker, ciascuno con caratteristiche e storie uniche. Il primo, il Rifugio Cantina, trasformato nel 1940 da esistenti sottosuoli del parco e situato sotto il laghetto del Fucino, aveva un unico ingresso che portava a un sistema di corridoi. Sebbene fosse attrezzato con porte antigas, un impianto di ventilazione manuale, una linea telefonica diretta, illuminazione e servizi, la sua protezione contro bombardamenti diretti era limitata. Inoltre, il percorso dal Casino Nobile al rifugio richiedeva una passeggiata di circa 150 metri attraverso il parco. Nel 1941, fu deciso di costruire un secondo rifugio, sotto il Casino Nobile, rinforzando con muri di cemento armato spessi 1,20 metri la sala centrale del seminterrato, un tempo adibita a cucine. Questo spazio, protetto da porte antigas e dotato di un sistema di filtrazione dell’aria, consisteva in un unico ambiente con due accessi, entrambi sicuri. L’escalation dei bombardamenti sulle città del nord Italia dall’autunno del 1942 e la vulnerabilità del centro-sud, esposto agli attacchi dopo la conquista del nord Africa, spinsero Mussolini alla realizzazione di una struttura più moderna e sicura: un vero bunker. I lavori iniziarono nel novembre del 1942 sotto la direzione dei Vigili del Fuoco, a breve distanza dalla villa. Il bunker, circondato da 4 metri di cemento armato, aveva una struttura a croce con bracci cilindrici per una maggiore resistenza. Nonostante l’avanzamento dei lavori, Mussolini esprimeva nel suo diario una crescente avversione per il rifugio, preoccupato per i costi e per un oscuro presentimento sulla sua inutilità. Questa sensazione si concretizzò quando, il 19 luglio 1943, Roma fu bombardata per la prima volta mentre Mussolini era in riunione con Hitler. Rientrando precipitosamente, il Duce osservò le devastazioni. Tuttavia, il 25 luglio, con l’arresto di Mussolini, il bunker rimase incompleto, privo di porte blindate, copertura esterna del pozzo e sistema di filtrazione dell’aria, nonostante fosse stato parzialmente utilizzato durante gli allarmi fino al termine della guerra. Queste strutture, testimonianza della turbolenta storia italiana, rimangono oggi custodi di storie di paura, innovazione e resistenza nel cuore di Roma. Scendere le scalinate che conducono ai sotterranei dell’edificio equivale a varcare una soglia che trascende la mera differenza architettonica: ci si trova catapultati da un universo di aria, luce e bellezza, a un regno di buio, umidità e tangibile costrizione. Tale transizione segna l’inizio di un viaggio concettualmente suddiviso in tre segmenti, che si snoda attraverso il piano seminterrato fino a condurre al Bunker, per poi emergere, attraverso un corridoio che pare non avere fine, nel verde respirante del parco. Il percorso espositivo si apre con un video introduttivo che, avvalendosi di fotografie d’epoca, narra la vita di Mussolini e della sua famiglia all’interno della Villa Torlonia, scandita da eventi sociali, feste, cerimonie ufficiali, partite di tennis e sessioni di equitazione. Con l’entrata in guerra dell’Italia, sorge l’imperativa necessità di tutelare il Duce dagli attacchi aerei, dando inizio alla costruzione di rifugi e del Bunker. Le sale che seguono immerge il visitatore nel contesto storico dei bombardamenti su Roma, con un’attenzione particolare rivolta ai devastanti attacchi sul quartiere di San Lorenzo, rievocati attraverso i cinegiornali dell’epoca. Un ruolo centrale nell’esposizione è riservato ai collage fotografici, che adornano le pareti quasi a voler stampare direttamente sulla pietra la memoria storica. Successivamente, tre stanze interconnesse da una sequenza di proiezioni sincronizzate ricreano, in maniera immersiva e avvincente, gli episodi di vita quotidiana all’interno di un rifugio antiaereo durante i raid. Questo segmento offre una narrazione duplice: la distaccata prospettiva di chi effettua il bombardamento senza percepirne direttamente gli effetti, e quella terrena, drammaticamente coinvolta, di chi subisce le conseguenze. Le immagini scorrono sul pavimento, mostrando Roma vista dagli aerei in volo durante un attacco, mentre sulle pareti vengono proiettate le scene di distruzione post-bombardamento, raffigurando così la città ridotta in macerie. E così che nelle viscere di un ambiente sotterraneo, l’oscurità viene interrotta non da semplici proiezioni filmiche, ma da veritabili apparizioni, presenze virtuali che sembrano emergere direttamente dalle mura, dando vita a una dimensione ultraterrena. Con un’attenta regolazione dell’illuminazione, lo spazio si trasforma: il cemento, materiale grezzo e apparentemente inerte, diviene tela vivente. Attraverso un sapiente gioco di collage fotografici, il passato riaffiora, evocando storie dimenticate e memorie sepolti sotto strati di dimenticanza. Questo luogo assume un doppio significato, vibrando al ritmo di emozioni contrastanti. Da un lato, risuona come un tempio dedicato alla paura e all’attesa, testimone silenzioso di attimi sospesi e di tensioni inesprimibili. Dall’altro, si rivela come un crogiuolo di solidarietà, un luogo dove la comunità trova forza nella condivisione e nell’unione, riscoprendo legami profondi che trascendono il tempo e lo spazio. L’ultima fase del percorso conduce, attraverso una ripida scalinata, al cuore del bunker, situato a sei metri di profondità. La sua imponente struttura cilindrica è stata intenzionalmente mantenuta austera, priva di oggetti o proiezioni, per esaltarne le caratteristiche architettoniche. In questo spazio si svolge la simulazione di un raid aereo, reso attraverso effetti sonori di sirene, il rombo degli aerei in avvicinamento, esplosioni, accompagnato dalle vibrazioni del suolo, per offrire un’esperienza sensoriale completa che ricorda il timore e l’ansia vissuti da chi si rifugiava in questi spazi alla ricerca di protezione. Un’aggiunta imperdibile che arricchisce la bellezza di Villa Torlonia e del suo incantevole parco.