Roma, Teatro dell’Opera: “Trittico Contemporaneo”

Roma, Teatro dell’Opera, Stagione 2023/2024
TRITTICO CONTEMPORANEO”
“WINDGAMES”
Musica Pëtr Il’ič Čajkovskij (Concerto per violino e orchestra in re maggiore op. 35)
Coreografia Patrick de Bana
Costumi Agnès Letestu
Luci James Angot
“WOMEN”
Musica Ezio Bosso (Music for Weather Elements: Thunders and Lightnings; String Quartet n.5 “Music for the Lodger”; Violin Concerto n. 1 “The EsoConcerto”; Sixth Breath, The Last Breath)
Coreografia Juliano Nunes
Costumi Mikaela Kelly
Luci Tania Rühl
“PLAYLIST” (Track 1,2)
Musica Peven Everett Surely Shorty; Lion Babe Impossible (Jax Jones Remix)
Coreografia, scene e costumi William Forsythe
Scene e Costumi William Forsythe
Luci Tanja Rühl
Roma,  23 marzo 2024
Il titolo Windgames scelto dal coreografo Patrick De Bana per il lavoro che apre il Trittico Contemporaneo messo in scena al Teatro dell’Opera di Roma pare richiamare suggestioni di giochi nel vento. E difatti, dapprima nel silenzio e poi tra le pieghe della musica del Concerto in re maggiore op. 35 per violino e orchestra di Pëtr Il’ič Čajkovskij, il vento pare insinuarsi tra le gonne rosse dei danzatori e le nervature dei loro corpi in movimento. Due uomini ai lati, Alessio Rezza e Michele Satriano, e una donna al centro, la nuova prima ballerina Federica Maine, sono i protagonisti del pezzo, che a questo triangolo amoroso affianca la rispondenza di danzatori in nero a torso nudo e l’ombreggiatura di tre coppie in blu. Il coreografo afferma di essersi ispirato all’epoca dei Ballets Russes e a Nijinskij, e questo ci porta alla mente certe immagini carezzevoli dell’interpretazione di Le Spectre de la rose su coreografia di Michail Fokin. Alle fantasticherie di derivazione romantica si sostituisce qui però una ricerca innovativa sia a livello di composizione nello spazio, sia a livello di linguaggio gestuale, che alterna fluidità a movimenti più angolosi all’insegna di una forte espressività. Alla base di tutto è un intenso sentire che dalla musica di Čajkovskij si irradia visivamente nell’esecuzione dei danzatori, che possono qui ancora una volta confrontarsi con il linguaggio di autori contemporanei per rivelare nuove potenzialità. La serata è un crescendo. Il secondo pezzo, Women, è una nuova creazione del brasiliano Juliano Nunes tutta dedicata al femminile. 24 danzatrici per 24 minuti di coreografia su composizioni di Ezio Bosso. Si tratta inizialmente di una coreografia di gruppo dal forte effetto ipnotico. La musica degli archi vibra su una base elettronica. La sensualità dei corpi femminili è sottolineata da tute che sfumano gradualmente dal color carne nella parte alta verso il rosso del basso gamba e delle punte, evocando la tematica della violenza sulle donne. Ma le danzatrici che abbiamo di fronte sono in realtà molto potenti, e lo dimostrano proprio con la velocità, l’esattezza e il dinamismo del lavoro dei piedi e delle gambe, a cui si contrappone una incisiva espressività delle braccia. Pare di trovarsi di fronte a moderne Villi, che si incitano vicendevolmente a danzare. All’esaltazione della forza femminile si unisce poi la liricità emozionale, suggerita tra l’altro dal simbolismo dell’invio di un bacio a conclusione della prima parte del pezzo. Seguono gruppi scultorei, assoli e passi a due, in cui si canta la solidarietà e l’amicizia tra le donne, incorniciata infine da braccia a cuore che si innalzano verso l’alto.
Chiude il trittico Playlist (Track 1, 2) di William Forsythe, creato per l’English National Ballet nel 2018. Un’esplosione di energia questa volta tutta al maschile sul groove di Surely Shorty di Peven Everett e sul remix house di Jax Jones da Impossible di Lion Babe. La scena del Costanzi si trasforma così in una pista da discoteca sui generis, richiamando gli applausi a tempo del pubblico e confermando per l’ennesima volta la genialità di un autore che ha saputo raccogliere l’eredità del classico, rinnovandolo e decostruendolo al tempo stesso. È qui valorizzata appieno la bravura degli interpreti del Corpo di Ballo dell’Opera di Roma, tra cui distinguiamo in particolare il brio di Giacomo Castellana e Simone Agrò. Nel finale notiamo le firme dei danzatori riportate sul retro delle loro maglie: un gioco di squadra a pieno titolo, celebrato con un tifo da stadio.
Foto Fabrizio Sansoni – Opera di Roma