Venezia, Palazzetto Bru Zane: “Ode al violoncello” con il Duo Domo

enezia, Palazzetto Bru Zane, Festival “Il filo di Fauré”, 23 marzo-23 maggio 2024
ODE AL VIOLONCELLO”
Duo Domo
Violoncello Domonkos Hartmann
Pianoforte Domonkos Csabay
Gabriel Fauré :Sonate pour violoncelle et piano en ré mineur n° 1; Charles Koechlin: Chansons bretonnes pour violoncelle et piano (extraits); Roger-Ducasse: Romance pour violoncelle et piano; Nadia Boulanger: Trois Pièces pour violoncelle et piano

Venezia, 7 maggio 2024
Ancora su Gabriel Fauré e i suoi allievi era incentrato il recente concerto – svoltosi presso il Palazzetto Bru Zane, nell’ambito del Festival “Il filo di Fauré” –, che aveva come protagonista il violoncello, uno strumento, per cui proprio Fauré scrisse un pezzo di fondamentale importanza: quell’Élegie, pubblicata nel 1883, che conobbe subito un notevole successo: un successo confermatosi negli anni. A condurci lungo un affascinante percorso, volto ad esplorate una serie di composizioni, concepite per lo strumento ad arco in unione col pianoforte, firmate dal Maestro – una Sonata – e da alcuni suoi allievi di spicco – pezzi di genere, liberi da vincoli formali, di Roger-Ducasse e di Koechlin, oltre a trascrizioni, che Nadia Boulanger trasse da sue pagine organistiche – era chiamato il Duo Domo, recentemente vincitore del primo premio al Concours International de Musique de Chambre di Lione (2022).

Veramente perfetta l’intesa dimostrata – insieme ad altre ragguardevoli doti a livello tecnico e interpretativo – da Domonkos Hartmann, al violoncello, e Domonkos Csabay, al pianoforte, nell’affrontare i brani in programma. Un suono di squisita eleganza, rotondo ed omogeneo nei vari registri, ha caratterizzato la prestazione del violoncellista, che non ha mai perso la compostezza stilistica. Prezioso l’apporto del pianista, che ha saputo dare adeguato sostegno allo strumento ad arco, mettendosi in luce nei passaggi in cui ai due solisti era assegnato un ruolo alla pari. Lo si è colto fin dal primo titolo in programma: la Sonate pour violoncelle et piano en ré mineur n° 1 di Fauré. Iniziata dal Maestro nel 1917 a Saint-Raphaël, durante un’ultima fase creativa particolarmente feconda, la Sonata – che adotta il tradizionale schema in tre movimenti – fu portata a termine a Parigi. L’Allegro si è aperto con un ritmo meccanico al pianoforte, che dato ampio spazio all’espressione del violoncello, prima che si instaurasse un dialogo serrato tra i due strumenti in un’alternanza di sequenze contrastanti, ora sussurrate, ora tormentate. Il movimento centrale, Andante, era una delicata fantasticheria tra le sonorità “liquide” del pianoforte. Nel terzo movimento, Allegro commodo (sic), caratterizzato da una pregnante linea melodica, ciascuno degli strumenti ha dato il meglio: il pianoforte con i suoi slanci romantici, il violoncello con le sue espansioni liriche.
Seguivano degli estratti dalle Chansons bretonnes per violoncello e pianoforte, op. 115 di Charles Koechlin. L’interesse dell’autore per il canto popolare fu stimolato dalla frequentazione, al conservatorio, del corso di storia della musica, tenuto da Louis-Albert Bourgault-Ducoudray. Koechlin aveva già scritto dei temi in stile popolare per le sue composizioni strumentali, ma solo nel 1931 decise di affrontare un ampio lavoro di trascrizione, scegliendo venti brani del Barzaz-Breiz, una raccolta di canti popolari e leggende della Bretagna, compilata da Théodore Hersart de la Villemarqué negli anni Trenta dell’Ottocento. Il violoncello si è fatto particolarmente apprezzare nella Prophétie de Gwene’hlan, dove viene indagato in tutta la sua estensione. Analogamente encomiabile la prestazione di Domonkos Hartmann nelle altre Chansons, tra cui: Azénor-la-pâle dal colore modale e la scrittura snella; Saint Eflam et le roi Arthur, caratterizzato dagli accordi paralleli del pianoforte; Les laboureurs, dove ricorre un tema variato nell’armonia; Le Seigneur Nann et la Fée, in cui il violoncello ha intonato una delicata melodia; Le Vin des Gaulois, difficile per il ritmo rapido e i passaggi in staccato o cromatici.
Nella successiva Romance per violoncello e pianoforte (1918) di Roger-Ducasse – un brano ricco di pathos – su una sequenza lenta, introdotta dal pianoforte, il violoncello ha dispiegato una sobria melodia in valori lunghi. Il discorso si è infittito man mano che si spostava nel registro superiore, peraltro senza alcuna concessione al lirismo. In un episodio centrale modulante si è colta una ricerca coloristica negli scambi tra i due strumenti. Dopo un passaggio virtuosistico del pianoforte, il violoncello ha ripreso la parola in un rubato che ha ricondotto alla sezione iniziale.
Il concerto si è concluso con le Trois Pièces per violoncello di Nadia Boulanger – trascrizioni di altrettanti pezzi composti dall’autrice per organo –, la cui pubblicazione risale al 1915. Designate solo da un numero e una tonalità, non nascondono la loro origine organistica. Nella versione per violoncello e pianoforte esse mostrano altrettanto chiaramente la loro la filiazione dalla produzione del professore di composizione di Nadia al Conservatorio. Da Fauré deriva la serena espressività dell’inizio della prima, in mi bemolle minore, in cui l’atmosfera sospesa, immota, creata dal violoncello, con l’accompagnamento di un ostinato del pianoforte, si è interrotta in seguito a qualche accensione emotiva. Ancora al Maestro si richiamano la dolce malinconia della seconda, in la minore, e la giocosità della terza, in do diesis minore, che è iniziata con una perentoria entrata del pianoforte, prima che i due strumenti assumessero un piglio concitato tra forti sonorità, lanciandosi alla fine in una sorta di travolgente galop. Grande successo per i due concertisti ungheresi, che hanno concesso due fuoriprogramma, due brevi momenti magici, due frammenti d’infinito, evocati dalle note, trascritte, di Gabriel Fauré e rispettivamente di Robert Schumann: Après un rêve e “Du bist wie eine Blume” (“Tu sei come un fiore”: un Lied ovviamente dedicato a Clara), da Myrten.