Gioachino Rossini (1792-1868): “L’equivoco stravagante” (1811)

Dramma giocoso in due atti su libretto di Gaetano Gasparri.
Prima rappresentazione: Bologna, Teatro del Corso, 26 ottobre 1811.
Primi interpreti:
Maria Marcolini (Ernestina)
Paolo Rosich (Buralicchio)
Tommaso Berti (Ermanno)
Domenico Vaccani (Gamberotto)
Giuseppe Spirito (Frontino)
Angiola Chies (Rosalia)
Verso la fine dell’estate, o all’inizio dell’autunno dell’anno 1811, Rossini fu assunto come clavicembalista e compositore da un impresario che avevi in programma una stagione operistica al Teatro del Corso di Bologna.
Il suo primo incarico al corso fu di suonare il clavicembalo durante le prove e le rappresentazioni de L’oro non compra amore di Marco Antonio Portogallo e del Ser Marcantonio di Stefano Pavesi.
Gli furono anche offerte 50 piastre per la composizione di una nuova opera. Egli accettò, probabilmente per disperazione, di lavorare su uno striminzito libretto in due atti di Gaetano Gasparri (a volte chiamato Gasbarri). Il libretto dal titolo L’equivoco stravagante descrive come uno dei due pretendenti alla mano di una ragazza convinca il rivale  che la ragazza altro non è che un castrato, tra vestito con abiti femminili. Rossini, con la sua incredibile velocità, compone la musica per il bizzarro testo e L’equivoco stravagante fa il suo debutto al “Corso”, con tutti i migliori cantanti della piccola compagnia, il 26 ottobre 1811. (…)

Adelmo Damerini, in un articolo sull’opera parlò di una “scintillante e ben sviluppata sinfonia”-  che offre echi anticipatori della parte sinfonica de La Cenerentola. Si noti, tuttavia, che il Damerini parla dell’opera  rappresentata secondo lo spartito del Conservatorio di Firenze e che non porta la firma di Rossini. Nell’ ouverture di quest’opera troviamo, più che “echi anticipatori” della Cenerentola, precise citazioni di quest’ultima. Se questa è dunque è una trasposizione fedele del ouverture “smarrita” de L’equivoco stravagante a, allora l’ouverture de La Gazzetta (1816) – dipese completamente da questa per la melodia intermedia del suo “allegro”. Diversi scrittori, all’epoca, dissero che L’equivoco stravagante fu fischiato senza pietà la sera della “prima”. Gertrude Righetti-Giorgi, che ammirava grandemente Rossini e che fu la prima Rosina nel Barbiere di Siviglia, si limitò  a scrivere che L’equivoco stravagante era stato ricevuto freddamente.
Quello che realmente era successo all’Equivoco stravagante fu messo in chiaro dal redattore del Reno (edizione del 29 ottobre 1811): “La musica è stata accolta con applausi, il signor Rossini è stato chiamato sulla scena e ci sono stati i bis del quintetto e dell’aria cantata dalla signora Marcolini nel  secondo atto. Ma che libretto sia, permettetemelo, immorale, è dimostrato dalla decisione presa dalla Prefettura di vietare ulteriori rappresentazioni. Solo per riguardo all’autore furono permesse tre rappresentazioni da portare in scena dopo aver corretto e ricorretto (a parte i precedenti tagli) certe altre espressioni che seppure accettabili in una lettura, provocavano una sensazione intollerabile una volta cantate. Ma visto che il soggetto del libretto è incentrato su una supposta mutilazione e che dà spazio e diverse espressioni equivoche, non è sufficiente sfoltire qui e la, ma invece necessario estirpare la radice dello scandalo sopprimendo il libretto “.
Così, con dispiacere di Rossini, l’opera fu rimossa, per ordine della Polizia, dalle scene del “Corso” dopo solo tre rappresentazioni.
(estratto da “Rossini” di Herbert Weinstock)
Il libretto dell’opera