Verona, Teatro Ristori: “Les nuits Barbares”

Verona, Teatro Ristori, Danza – Stagione 2021/2022
“LES NUITS BARBARES”ou les premiers matins du monde
Coreografia Hervé Koubi
Musiche Wolfgang Amadeus Mozart, Gabriel Fauré, Richard Wagner, musica tradizionale algerina
Interpreti: Houssni Mijem, Houssaini Zahid El, Oualid Guennoun, Mohammed Elhilali, Bendehiba Maamar, Tomi Cinej, Giacomo Buffoni, Badr Benr Guibi, Ismail Oubbajaddi, Blerim Jashari, Nadjib Meherhera, Vladimir Gruev
Creazione musicale Maxime Bodson, Guillaume Gabriel
Luci Lionel Buzonie
Costumi e accessori Guillaume Gabriel
Maschere gioiello Swarvoski – Swarvoski Elements
Verona, 25 febbraio 2022
Harvé Koubi sceglie di introdurre le sue “Notti Barbare” di persona, in platea, con la lettura in italiano, sincera e quasi commossa, di un commento sulle sue origini, per predisporre il numeroso pubblico che non poteva esserci qualcuno meglio di lui, francese ma di famiglia algerina, con padre ebreo e madre musulmana, che potesse mettere in scena l’eccezionale convivio delle culture umane, risalente alla notte dei tempi; di coloro insomma che poi non hanno più  voluto condividere niente, reputandosi vicendevolmente superiori.
Ecco allora che “Les nuits barbares” in realtà seguono “les premiers matins du monde” in cui all’eco di fanfare lontane avviene il risveglio primordiale della specie umana; i 13 danzatori della compagnia formano un gruppo unico con braccia che ondeggiano rivolte al cielo, a raccogliere il soffio della vita. A petto nudo su dei jeans slim fit, vestono copricapi glitterati swarovski. Molto bello l’effetto scenico di penombre visive e sonore. Non si avverte ancora quella paura del diverso, ma si coglie quasi un’intesa tra i danzatori, tanto da far pensare che Les Nuits di Koubi qui richiamino “Mediterranea” Bigonzetti/Cipriani, la coreografia che, come abbiamo avuto modo di dire era tornata in scena, sempre al Ristori, un’anno fa, per i suoi 25 anni, riscritta e riadattata nel rispetto dell’idea del suo ideatore (Bigonzetti), quella di voler essere un messaggio di pace e fratellanza.
Ma l’intelligente coreografia dell’algerino “chevalier des Arts et des Lettres” è qualcosa di più: quadreria di scene, pinacoteca di suoni e galleria di gesti. Infatti i ballerini, dal fisico da lottatore, tutti costantemente in scena, mostrano virtuosismi tra hip-hop, break dance e acrobazie quasi circensi, che narrano di approcci e di scontri architettati sopra a tamburi, cornamuse, cori di chiesa. Poi subentrano Mozart e Wagner che donano un tono solenne alla movenze, sì che siamo partecipi di ritualità da gruppo etnico, con l’uso di bastoni da majorette (disposti a croce per una processione) e coltelli doppia lama, tipo ninja (legati a un corpo sacrificale) che fanno da preludio alla speciale pirouette inversa: gambe per aria e mani sul pavimento da far apparire la figura di una ballerina classica capovolta che poi rotea a lungo con la testa come perno.
Come Erodoto ieri aveva giustamente scritto in qualità di storico che è sbagliato fermarsi all’ipse dixit dei suoi predecessori che consideravano barbaro chi è straniero, incivile e perciò culturalmente inferiore (tuttavia i persiani erano anche culturalmente più tolleranti dei greci), così Koubi oggi esprime che la danza può riscattare l’uomo da quelle paure che lo tengono lontano dagli approcci umanitari e solidali, e che addirittura lo fanno inciampare negli stereotipi più beceri. Davvero un gran bello spettacolo: un’ottantina di minuti colmi di pathos e ricchi di personalità espressiva (tra tutte, quella del nostro unico italiano della compagnia, Giacomo Buffoni). Ben 10 minuti di meritatissimi applausi. Foto Teatro Ristori & Ennevi