Le cantate di Johann Sebastian Bach: Quindicesima domenica dopo la Trinità

Nell’amplissimo arco delle Feste dopo la Trinità, la Liturgia propone più volte i temi lelaborati da Cristo nel cosiddetto “discorso della montagna”, una volta seguendo il racconto di Luca ( quarta domenica) e tre volte seguendo Matteo (sesta, ottava e quindicesima domenica) Nella quindicesima domenica, il passo preso in considerazione, tratta della Provvidenza Divina. Dice Matteo al capitolo VI, versetti 24-34: Nessuno può servire a due padroni: o odierà l’uno e amerà l’altro, o preferirà l’uno e disprezzerà l’altro: non potete servire a Dio e a mammona. Perciò vi dico: per la vostra vita non affannatevi di quello che mangerete o berrete, e neanche per il vostro corpo, di quello che indosserete; la vita forse non vale più del cibo e il corpo più del vestito?  Guardate gli uccelli del cielo: non seminano, né mietono, né ammassano nei granai; eppure il Padre vostro celeste li nutre. Non contate voi forse più di loro?  E chi di voi, per quanto si dia da fare, può aggiungere un’ora sola alla sua vita? E perché vi affannate per il vestito? Osservate come crescono i gigli del campo: non lavorano e non filano. Eppure io vi dico che neanche Salomone, con tutta la sua gloria, vestiva come uno di loro. Ora se Dio veste così l’erba del campo, che oggi c’è e domani verrà gettata nel forno, non farà assai più per voi, gente di poca fede? Non affannatevi dunque dicendo: Che cosa mangeremo? Che cosa berremo? Che cosa indosseremo? Di tutte queste cose si preoccupano i pagani; il Padre vostro celeste infatti sa che ne avete bisogno. Cercate prima il regno di Dio e la sua giustizia, e tutte queste cose vi saranno date in aggiunta. Non affannatevi dunque per il domani, perché il domani avrà già le sue inquietudini. A ciascun giorno basta la sua pena.
Delle tre cantate superstiti approntate da Bach per la quindicesima domenica dopo la Trinità, la prima, in ordine di tempo  è “Warum betrübst du dich, mein Herz? (Perchè ti rattristi, mio cuore)  BWV 138, eseguita per la prima volta a Lipsia il 5 settembre 1723.  Essa fornisce una interessante anticipazione di quella che sarà poi la “Choral-Kantate”, la Cantata su Corale, ampiamante usata da Bach nella seconda annata di Cantate. Nella 138, i nr.1,3 e 7 sono costruiti sulle prime tre strofe di un “Lied” pubblicato anonimo a Norimberga  nel 1561, da taluni attribuito a Hans Sachs, il celebre “Maesto Cantore”. Mentre la terza strofa è utilizzata come Corale conclusivo della Cantata, le altre 2 sono state “farcite” dall’inserimento di recitatvi ispirati al citato passo di Matteo, richiamando anche altre immagini estratte da altri versetti della Sacra Scritura. I primi 3 numeri della Cantata vanno dunque a costruire un momento unitario che mostra un’elaborazione poetica, madrigalistica, accostando un antico “Lied” la cui melodia viene affidata ai soprani, ma che risuona anche nei passi strumentali di 2 oboi d’amore. Nella cantata troviamo un’unica aria (nr.4) affidata al basso, con archi “obbligati”, che sarà poi “parodiata” da Bach nella Messa BWV 236 (“Gratias agimus tibi”), improntata su un ritmo di “minuetto”, mentre appare sorprendente la realizzazione della terza strofa del citato “lied”, qui rivestita di un apparato strumentale in cui gli oboi d’amore e i violini si alternano regolarmente in valori di tempo diversi, ricamando sontuosamente la stoffa melodica del Corale.

Nr.1 – Corale recitativo 
Coro
Perchè ti rattristi, mio cuore?
Ti tormenti, sei in pena
solamente per i beni terreni?
Contralto
Ah, povero me,
pesanti preoccupazioni mi opprimono.
Dalla sera alla mattina
dura la mia gravosa pena.
O Dio, pietà!
Chi verrà a liberarmi
da questo malvagio
e crudele mondo?
La disgrazia è intorno a me,
ah, se solo fossi morto!
Coro
Confida in Dio, tuo Signore,
che ha creato tutte le cose.
Nr.2 – Recitativo – Coro
Basso
Sono disperato,
il Signore mi ha creato per soffrire
nel giorno della sua ira;
ciò che ho per nutrirmi
è ben poco;
mi è dato, invece del vino di gioia,
l’aspro calice delle lacrime.
Come posso mantenermi in pace,
quando lamenti sono il mio cibo e lacrime la mia bevanda?
Coro
Egli non può abbandonarti,
sa bene cosa ti manca,
egli è il cielo e la terra!
Soprano
Ah, come?
Dio tratta bene gli animali selvaggi,
dà da mangiare agli uccelli,
nutre i giovani corvi,
solo io, non so in che modo,
povero bambino,
posso avere un pezzo di pane;
dov’è qualcuno che verrà a soccorrermi?
Coro
Tuo Padre e tuo Signore Dio
Ti sostiene in ogni necessità.
Contralto
Sono abbandonato,

sembra che
persino Dio mi odia
nella mia povertà, benché egli abbia sempre pensato
bene di me.
Ah angosce sarete ogni mattino
ed ogni giornata rinnovate?
Perciò mi lamento di continuo;
ah, povertà, crudele parola,
chi mi sosterrà in tutte le mie angustie?
Coro
Tuo Padre e tuo Signore Dio
ti sosterrà in ogni necessità.
Nr.3 – Recitativo (Tenore)
Ah, dolce speranza! Se Dio non vuole lasciarmi
e abbandonarmi,
posso con calma
e pazienza rasserenarmi.
Il mondo può sempre odiarmi,
ma io rivolgo le mie attese
con gioia verso il Padre,
se egli non mi aiuta oggi mi aiuterà domani.
E rimetto volentieri
le mie preoccupazioni sotto il cuscino
e non mi occorre altro per essere riconfortato:
Nr.4 – Aria (Basso)
In Dio riposa la mia speranza,
la mia fede lo lascia regnare.
Nessun timore può assillarmi,
la povertà non può tormentarmi.
E anche nelle più grandi pene
egli resta il mio Padre, la mia gioia,
meravigliosamente mi sostiene.
Nr.5 – Recitativo (Contralto)
Bene!
Voglio restare sereno.
Voi, angosce, ecco il vostro licenziamento!
Allora posso vivere come in cielo.
Nr.6 – Corale
Essendo tu mio Dio e Padre,
non abbandonerai il tuo figlio,
o cuore paterno!
Sono una povera zolla di terra,
sulla terra non ho speranza.
Traduzione Emanuele Antonacci