Parma, Teatro Regio: “Il barbiere di Siviglia”

Parma, Teatro Regio, Stagione Lirica 2024
IL BARBIERE DI SIVIGLIA
Commedia in due atti di Cesare Sterbini
Musica di Gioachino Rossini
Il Conte d’Almaviva MAXIM MIRONOV
Don Bartolo MARCO FILIPPO ROMANO
Rosina MARIA KATAEVA
Figaro ANDRZEJ FILÓNCZYK
Don Basilio ROBERTO TAGLIAVINI
Berta LICIA PIERMATTEO
Fiorello/Un ufficiale WILLIAM CORRÒ
Ambrogio ARMANDO DE CECCON
Filarmonica Arturo Toscanini
Coro del Teatro Regio di Parma
Direttore Diego Ceretta
Maestro del Coro Martino Faggiani
Regia, scene e costumi Pier Luigi Pizzi
Regista collaboratore e luci Massimo Gasparon
Riallestimento in coproduzione Rossini Opera Festival e Teatro Regio di Parma
Parma, 20 gennaio 2023
Dice proprio una gran verità il vecchio paradosso del Barbiere: è più lungo coi tagli che senza. Ma forse, per credere, bisogna farne lesperienza dal vivo. Guai a manomettere quel meccanismo drammatico capace di funzionare a meraviglia: qualora lo si assecondi affettuosamente come fa Pizzi, con la sua destrezza di artigiano del Teatro. Le scene, di una bellezza quasi distratta, quasi non ricercata: ma inevitabile. Che lasciano il primo piano alla regia: un continuo fuoco dartificio di invenzioni e rivelazioni. La borsa dei denari che il Conte lascia cadere con sufficienza inaugura lo spettacolo con piglio strehleriano. Poi, dal momento che è l’alba, tutti devono far colazione: Figaro, fresco fresco dal bagno mattutino, mentre legge il biglietto appena lasciato cadere da Rosina al Conte, che sorseggia tutto compiaciuto; Rosina, con croissant e caffellatte serviti da Berta (e quale delizia la caffettiera con limpugnatura in legno); infine Bartolo, imboccato da Basilio, che dopo averne tagliato una fetta, gli offre il salame come fosse lostia consacrata. Persino le coreografie da discoteca, che in qualunque altro caso risulterebbero di pessimo gusto, qui diventano irresistibili. Merito anche di un cast veramente ideale: tanto musicalmente quanto scenicamente, con il tocco di Pizzi che rende attraente anche il più insospettabile. Del che molto si dispiace il critico: le lodi esponendo il loro autore al rischio del ridicolo, e il lettore a quello della noia. Ma talvolta qualche rischio bisogna correrlo. Con la versione integrale si guadagna anche il temibile Cessa di più resistere che giustifica il titolo originale Almaviva, o sia linutile precauzione: e che a sua volta si giustifica per la prestigiosa presenza, alla funesta prima del 1816, di Manuel García. Maxim Mironov pregevolissimo interprete di questo repertorio: la sua cifra vocale è una squisita dolcezza, nei colori e negli attacchi. Laddove gli necessiti più incisività può attingere al proprio patrimonio di abile fraseggiatore.
Marco Filippo Romano ci conferma che il suo è un Bartolo cesellato a regola d’arte. Qui eredita da Pietro Spagnoli la erre francese: nata così, durante le prove al ROF nel 2018, per far il verso a Pizzi. Roberto Tagliavini giocava in casa col suo timbro di basso luminoso e pieno, morbido, che si scioglie nelle orecchie come in bocca il prosciutto, altrettanto di casa: anche se quello che tagliava sul palco era, s’è detto, salame. Per il suo Basilio una morigeratissima balbuzie. Maria Kataeva è un’ottima Rosina, con voce scura e robusta, spigliata e sicura nelle agilità: in leggeri abiti lunghi di seta lucente, smaterializzata. Andrzej Filónczyk è un Figaro stentoreo, voce di grande volume e potenza, ottimamente proiettata. Anche la dizione è molto buona, se pur con qualche difficoltà nei sillabati, e il fraseggio molto soppesato, nonostante la barriera della lingua. La compagnia si completa con Licia Piermatteo, Berta dalla voce squillante, sottile e penetrante, e William Corrò, ottimo Fiorello, ottimo Ufficiale, e ottimo violoncellista accanto al piccolo Don Alonso. Successo personale per Armando De Ceccon con il suo Ambrogio. Veramente brillante la direzione del Maestro Diego Ceretta, stilisticamente in accordo con la regia e le scene: acuta, divertita, ma improntata ad una sobrietà, ad una pacatezza aristocratiche. Mai meccanica, conserva sempre quellelasticità consentita dal rigore del tempo. LOrchestra è la Filarmonica Toscanini e il Coro quello del Regio, diretto dal Maestro Faggiani. La recita è dedicata alla memoria di Claudio Abbado, di cui ricorre il decimo anniversario della morte: della storia interpretativa del Barbiere, e della sua riscoperta nelledizione critica di Alberto Zedda, è stato fra i protagonisti. Foto Roberto Ricci