Roma, Accademia di Santa Cecilia: “Requiem” di Giuseppe Verdi in memoria di Claudio Abbado

Roma, Accademia Nazionale di Santa Cecilia, Stagione 2023-24
Orchestra e Coro dell’Accademia Nazionale di Santa Cecilia

Direttore: Antonio Pappano
Maestro del Coro: Andrea Secchi
soprano Masabene Cecilia Rangwanasha

mezzosoprano Elina Garanca
tenore Seokjong Baek
basso Giorgi Manoshvili

Giuseppe Verdi: “Messa da Requiem” per soli, coro e orchestra
Roma, 05 Febbraio 2024
Appuntamento molto atteso dal pubblico questo requiem verdiano dedicato alla memoria di Claudio Abbado e affidato alle cure del direttore Antonio Pappano e ad un quartetto di eccellenti professionisti nella stagione dei concerti in corso presso l’Accademia di Santa Cecilia di Roma. La messa, scritta da Verdi in occasione della morte del da lui venerato Alessandro Manzoni, esprime le perplessità dell’uomo verdiano di fronte al mistero della morte e ben rappresenta nella varietà degli stili scelti e delle emozioni che trasmette le contraddizioni e le confessioni di un uomo profondamente  e dichiaratamente laico che giunse alla propria maturità nel pieno della crisi culturale che attraversò  le coscienze dei cattolici dopo il 1870 con la fine del potere temporale del papato e l’unificazione dell’Italia sotto il dominio dello stato piemontese liberalmassonico. A questo va aggiunto che anche lo stesso Manzoni ebbe un percorso di ricerca nell’ambito della fede indiscutibilmente fecondo ma tutt’altro che lineare. Antonio Pappano ha offerto una interpretazione molto accurata ed intensa di questa colossale partitura guidandoci attraverso i vari episodi che la compongono con assoluto equilibrio formale ed intensa partecipazione come se si trattasse veramente di una celebrazione sacra e non di un concerto. Raramente si è avuto occasione di udire pronunciare il testo latino con così tanto chiara significazione, tale da rendere superflua la traduzione italiana che veniva proiettata, con la stessa chiarezza che si aveva l’impressione di trovare, si perdoni il paragone, in Papa Benedetto XVI nelle Sue celebrazioni o nella lettura dei testi in latino. La parola scenica, così tanto ricercata da Verdi in senso teatrale è qui apparsa in tutta la sua valenza espressiva in ambito religioso, posta in evidenza e curata in un evidente lavoro musicale di insieme sui solisti e sul coro e tale da rendere il tutto una sorta di cattedrale sonora nella quale sono stati  scolpiti i dubbi, il dolore, i timori ma in ultimo le speranze del cristiano davanti alla morte. Il lungo assoluto e profondissimo silenzio che regnava in sala tra la fine del  Dies Irae e l’inizio  dell’Offertorio crediamo che ben possa illustrare la altissima cifra interpretativa della serata. Magnifica la prova del coro diretto da Andrea Secchi e splendido il quartetto dei solisti. Il soprano Masabane Cecilia Rangwanasha ha ben espresso i sentimenti di una vivida eroina verdiana con voce monumentale, calda ed omogenea guidata con elegante fraseggio e generosità e assai ben amalgamata timbricamente alla voce sontuosa e ricca di colori del mezzosoprano Elina Garanca. Altrettanto ben equilibrate sono apparse  le due parti maschili, rispettivamente il tenore Seokjong Baek ed il basso Giorgi Manoshvili che se forse non hanno impressionato per ampiezza vocale certamente hanno seguito in maniera ottima le intenzioni esecutive del direttore con una raffinata, impeccabile e soprattutto partecipe musicalità. Tale era il clima di raccoglimento e di concentrazione creatosi  che gli applausi alla fine del concerto, inopportunamente iniziati da una piccola parte del pubblico un istante prima che il direttore deponesse la bacchetta, sono apparsi una vera e propria profanazione. Alla fine la sala ha decretato un meritato e grato trionfo a tutti i protagonisti di questa magnifica e coinvolgente esecuzione. Photo Credit ©Accademia Nazionale di Santa Cecilia / foto Musacchio, Pasqualini & Fucilla / MUSA