“Senza trucco!”… Robert Crowe

Robert Crowe, descritto dal New York Times come “un sopranista incredibilmente dotato”, è un membro della categoria vocale che conta meno rappresentanti al mondo. Nel 1995 era solo il secondo controtenore (e primo sopranista) a vincere il Concorso nazionale del Metropolitan Opera. Crowe ha cantato su numerosi palchi negli USA e in Europa e ha lavorato con direttori d’orchestra quali René Jacobs, Ivor Bolton, Fabio Biondi, Andreas Spering, Michael Hoffsteter, Julius Rudel, Rheinhard Goebel e registi come Nicholas Broadhurst, David Alden, Peer Boysen e molti altri ancora. Nel maggio del 2008 ha pubblicato il suo primo album da solista, Virtuoso Soprano Motets of Giacomo Carissimi, acclamato dalla critica internazionale. Ha pubblicato di recente il suo nuovo album solista intitolato Songs to Mary: Marian Motets of Monteverdi, Grandi and Carissimi.
Il tratto principale del tuo carattere?
Questa è la prima domanda… è difficile da rispondere. Credo di essere un po’ saputello, ma non lo faccio per superbia. Inoltre tendo a preoccuparmi delle cose su cui non ho alcun controllo.
Il tuo principale difetto?
L’impazienza… verso me stesso, in primo luogo, ma troppo spesso verso gli altri.
Segno zodiacale?
Cancro.
Superstizioso?
Non terribilmente, benché ci siano un pò di cose, come nominare la “Scottish Play” o fischiare in un teatro, che non farei… o che provo a non fare, in ogni caso.
Cosa volevi fare da grande?
Quando ero molto giovane, volevo effettivamente diventare un cantante… benché la mia idea dell’essere un cantante era molto più in linea col sedersi su uno sgabello e cantare canzoni folk, accompagnandosi con una chitarra… questo accadeva verso la fine degli anni Settanta, dopo tutto. Dopo passai attraverso diversi cambiamenti, tra cui l’architetto, il metereologo (queste due furono abbandonate presto quando capii che c’entrava la matematica), avvocato, ecc. prima di decidermi per il cantante lirico quando avevo circa 19 anni.
Letture preferite?
Per quanto riguarda la poesia? Mi piacciono i poeti elisabettiani. Specie le canzoni di Dowland, Campion, ecc.  Sono anche per la poetessa pazza della metà del XX secolo, Edith Sitwell. Direi di si… ma la mia poesia preferita è da considerarsi un frammento di 30 versi tratto da “Jubilate Agno” di Christopher Smart, Considererò il mio gatto Jeoffry.
Un libro che hai amato…
È difficile da dirsi. Sono un grande fan di Dickens, anche se non so se potrei definire uno dei suoi libri come uno dei miei preferiti. Lo stesso vale per P.G. Wodehouse. Mi piace Jane Austen e inserirei i suoi “Persuasione” ed “Orgoglio e Pregiudizio” in qualsiasi lista di Preferiti. Fra i libri recenti, direi che “Il ragazzo giusto” di Vikram Seth è il mio preferito.
Qual era la tua ambizione da bambino ?
Crescere… lo spero ancora.
Hai mai gridato vendetta?
No… non che non ci abbia mai pensato… ma in qualche modo non ho mai sostenuto la necessaria rabbia contro qualcuno sufficientemente a lungo da portare a compimento un qualsiasi progetto di vendetta. So che fa un po’ benpensante, ma davvero non riesco ad impegnarmi nel pianificare la “punizione” per qualcuno.
La tua famiglia ha influenzato le tue scelte ?
Si, certo… benché la decisione di essere un cantante andava in un certo senso contro i loro desideri, mi hanno supportato sin d’allora, quasi senza far domande.
La musica è stata una vocazione?
Se per vocazione intendiamo una chiamata… allora credo di si…. Di certo è diventata una necessità per me nel corso degli anni. Ho sempre cantato da ragazzo e ho suonato il clarinetto. Il passaggio da dilettante a musicista professionista (o studente che cerca di diventare musicista professionista) non ha marcato un cambiamento nella sensibilità, anche se quando mi decisi provai molta angoscia esistenziale.
Cosa ti manca di più nella tua vita di oggi?
Forse la stessa cosa che manca nella vita della maggioranza della gente al momento… la sicurezza. Le arti soffrono più di altri settori durante i periodi di crisi economica, e le cose insolite, come Carissimi, ad esempio, soffrono più di tutte, in quanto non sono collaudate e le persone non vogliono rischiare su cose non collaudate.
La delusione più grande?
Forse l’aver imparato molto tardi che non devo per forza aver sempre ragione. Ciò mi ha impedito di capire prima molte cose, credo.
I tuoi ricordi più cari?
Le mattine di Natale (nessuna in particolare) con la mia famiglia, quand’ero bambino.
Che importanza dai al denaro?
Importante al punto da non gradire il fatto di non sentirmi sicuro se non ne ho a sufficienza… altrimenti non è una motivazione primaria.
In cosa sei più spendaccione?
Libri, forse. Piccoli lussi… champagne, buon cibo.
Collezioni qualche oggetto?
Libri antichi, arte moderna.
Raccontami un tuo sogno ricorrente.

Il sogno del cantante… Ho un impegno per effettuare una sostituzione dell’ultimo momento in un’opera che non conosco e mi dicono semplicemente che “devo farcela”, e passo gli ultimi secondi disperato backstage a studiarmi lo spartito e poi mi sveglio sempre nel punto in cui io effettivamente salgo sul palco senza la minima idea di cosa debba cantare.
Di che cosa hai paura?
Invecchiare ed essere di peso a qualcuno.
Qual è il tuo sogno più ambizioso?
Gestire un mio teatro lirico un giorno.
Le passioni e gli ideali sono importanti?
Certo… senza di essi, saremmo solo in movimento. È retorico da dirsi, ma questa è la differenza fra vivere ed esistere.
Il momento di maggior orgoglio?
Associo sempre l’orgoglio alla soddisfazione… e non sono mai stato interamente soddisfatto delle cose che ho fatto… perciò vi faro sapere quando accadrà.
La tua più grande sfida?
Imparare a cantare da soprano. Cambiar facce.
A te, chi o cosa ti imbarazza?
Solo me stesso… dire cose che so bene che farei meglio a non dire… talvolta la mia bocca è davvero più veloce del mio cervello.
La situazione più rilassante?
Essere sull’acqua, in barca, al tramonto… in estate… odio il freddo. 
Materia scolastica preferita?

Storia.
Città preferita?
Difficile da dire… non sono effettivamente una persona da città. San Francisco è la città più bella che conosco. Quella in cui mi sono divertito di più comunque è Jackson, nel Mississippi, dove mi sono laureato. Quella che mi commuove di più è Venezia, specialmente San Marco, così come i vespri nella Cattedrale di St. Paul a Londra.
Colore preferito?
Rosso.
Fiore preferito?
I tulipani… anche se, stranamente, non mi piacciono quelli rossi.
La vacanza o il viaggio che vorresti fare?
Non so nemmeno se sia un itinerario realmente esistente… mi piacerebbe fare una crociera (su una nave grande abbastanza da non sentire il mal di mare o da non battere la testa agli stipiti delle porte) della Grecia antica… in un mese caldo (odio l’inverno, ricordate?). Sarebbe questa: vedere tutte le città greche come sono oggi, naturalmente.
Giorno o notte?
Sono un animale diurno. Penso meglio al mattino presto, quando tutti dormono.  
La tua giornata ideale?

Vacanza sul Mediterraneo; una parte di barca, una parte di spiaggia, una parte passata ad ammirare panorami, 3 parti di favolose mangiate, il tutto con le persone care.
Il tuo rifugio?

La fattoria di mia sorella in Kentucky.
Il film più amato?

La vita è meravigliosa” di Frank Capra.
La stagione dell’anno?
L’Estate!
Il posto dove si mangia peggio?
La caffetteria del liceo.
Il tuo rapporto con il cibo?
Amichevole, appassionato, anche se talvolta un pò ossessivo.
Piatto preferito?
Bistecca (banale!).
Il tuo piatto forte in cucina?
Chili con carne (fatto con tutti i crismi è più complicate di quanto si penserebbe).
Vino rosso o bianco?

Champagne
Cosa non manca mai nel tuo frigo?
Il burro.
Il tuo debole in cucina?
Il forno… non sono paziente o abbastanza preciso… ci sono sempre problemi con la farina.
La musica della tua giornata?
Musica montana… non “Deliverance”… semplicemente la musica tradizionale dell’America del Sud… o il Rinascimento inglese… non sono generi così particolari come uno penserebbe.
Il cantante o i cantanti preferiti?
Kirsten Flagstad quando interpreta Didone.
A chi non conoscesse la tua voce, cosa faresti ascoltare?
Qualcun altro. Ahahahahaha. No… credo Oleum Effusum est dal cd Carissimi.
L’essere un bell’uomo ha influenzato la tua carriera?
Non credo di avere un aspetto che vada oltre l’accettabile, perciò non saprei davvero. Credo di avere ottenuto dei ruoli grazie al mio aspetto, benché il fatto che non sia esattamente over 30 significhi che non ottengo ruoli basati sulla mia età anagrafica. Quindi è una lama a doppio taglio. Se sei aiutato dall’aspetto, ad un certo punto questo ti si ritorcerà contro.
Come segui l’evoluzione della tua voce?
Ho rinunciato ad alcuni ruoli che erano troppo bassi. Altrimenti, ho sempre cercato di cantare ogni ruolo nel modo in cui pensavo bisognasse essere cantato… il che era faticoso perché dovevo sempre alterare leggermente la mia tecnica… non è certo il modo migliore di curare la voce… benché migliori considerevolmente la tua conoscenza delle voci – in particolare la propria. Crescendo, la mia voce non si è abbassata, anche se sembra più scura e dolce nella consistenza. Sono anche capace di usare le mia gamma bassa molto più efficientemente… anche se si potrebbe dire lo stesso per il canto nel passaggio alto.
Se ti fosse data l’opportunità di scegliere un ruolo, cosa canteresti?

Il Serse di Handel… dovevo cantarlo una volta in concerto, ma mi presi un raffreddore terribile e dovetti cancellarlo. Fu una decisione dura da prendere, e ancora mi dispiace non esser riuscito a farlo.
Il primo disco acquistato?

Il secondo e il quinto dei  Concerti Brandeburghesi di Bach.
Il tuo rapporto con la televisione?
Se è buona la guardo, ammesso che abbia il tempo di poter rilassare la mente. Mi piace “The Big Bang Theory”… mi ricorda il periodo del liceo e dell’università… non che fossi un fisico, naturalmente… ma molte delle persone che prediligo lo erano o lo sono.
Esiste l’orrore in TV?
Come il Grande Fratello?… Si, quando la TV riflette (attraverso tutti questi terribili reality show) il lato oscuro della vita moderna… può far orrore.
Cosa fai un’ora prima di salire sul palco?
Passeggio… scarico l’energia nervosa in eccesso camminando cosicché sono calmo quando salgo sul palco.
Cosa non manca mai nel tuo camerino?
Liquirizia purissima… Saila… la adoro… e non la trovo fuori dall’Italia, purtroppo. E acqua aromatizzata alla mela.
A cosa pensi quando ti guardi allo specchio?
Che dovrei davvero passare un pò più di tempo in palestra.
Come vorresti morire?
Con qualche giorno/settimana di preavviso senza troppo dolore. Non in maniera disorganizzata. In quel modo, oppure – come Sansone – tirando giù tonnellate di attrezzature sceniche sulla mia testa con la sola potenza della mia voce durante una cadenza finale formidabile. Possibilmente evitando di essere cieco e calvo per poter causare una cosa simile.
Stato d’animo attuale?
Cautamente ottimista.
Il tuo motto?
Posso sempre migliorarmi, anche se non posso trasformarmi in un’altra persona.
Versione italiana a cura di Paolo Tancredi