“L’elisir d’amore” al Teatro San Carlo di Napoli

Teatro San Carlo di Napoli – San Carlo Opera Festival
“L’ELISIR D’AMORE”
Melodramma in due atti. Libretto di Felice Romani
Musica di Gaetano Donizetti
Adina  OLGA PERETYATKO
Nemorino  GIORGIO BERRUGI
Belcore  MARIO CASSI
Il Dottor Dulcamara  NICOLA ALAIMO
Giannetta  MARILENA LAURENZA
Orchestra e Coro del Teatro San Carlo di Napoli
Direttore Giuseppe Finzi
Maestro del Coro  Salvatore Caputo
Regia Riccardo Canessa
Costumi  Artemio Cabassi
Scene Poppi Ranchetti
Luci  Carlo Netti
Allestimento Fondazione Arena di Verona 2003
Napoli, 5 ottobre 2014
Grande successo al Teatro di San Carlo domenica 5 ottobre per la prima de L’elisir d’amore di Gaetano Donizetti che chiude la prima edizione di San Carlo Opera Festival. Successo sottolineato da un pubblico multilingue (numerosa presenza di turisti inglesi, francesi e spagnoli) che ha accolto con grande entusiasmo la messa in scena firmata dal dott. Riccardo Canessa, regista, produttore, direttore artistico e tecnico della voce. Proprio quest’ultimo aspetto (ricordiamo la sua laurea in Logopedia) è fortemente palesato nella sua gestione dei cantanti in scena sempre molto attenta a dare a ciascuno la possibilità di piegare al vantaggio di una corretta emissione le varie pose e movenze assunte nel corso della rappresentazione.
La sua visione del melodramma giocoso di Donizetti ben rappresenta l’atmosfera agreste del “paese dei Baschi” soprattutto nelle scene corali dove il coro del Teatro di San Carlo, ben guidato dal maestro Salvatore Caputo, rende vivida e coinvolgente l’atmosfera di festa di piazza in occasione delle nozze di Adina e Belcore all’inizio del secondo atto e di mercato rionale quando giunge in scena il dott. Dulcamara nel secondo quadro del primo atto, tentando di vendere a tutti i “rustici” presenti il suo potente “specifico”. L’orchestra, guidata dal direttore Giuseppe Finzi, è ben attenta a rendere la freschezza della partitura donizettiana. Timbri brillanti per le introduzioni corali e per le entrate di Dulcamara soprattutto quando il basso buffo fa sfoggio della sua conoscenza, scandendo velocemente tutta la tiritera di vocaboli medici fortemente sostenuta dalla precisione metronomica dell’orchestra. Ma il concertatore Finzi si mette in mostra soprattutto durante la cavatina di Adina in cui la lettura quasi del tutto declamata della storia di Tristano ed Isotta (non per demerito del soprano ma perché la partitura donizettiana privilegia la naturalezza di un canto senza grandi slanci nè intervalli) è sostenuta musicalmente dal motivetto che l’orchestra esegue di sottofondo con grande leggerezza e precisione e ancor più nell’aria “Una furtiva lagrima” dove il gesto morbido ma deciso di Finzi guida l’orchestra verso una profonda compenetrazione con il tenore Giorgio Berrugi, al punto che le pause della partitura diventano una sola cosa con i respiri di Nemorino.
Ma passiamo ai protagonisti. Adina, ricca e capricciosa fittaiola dall’animo spietato è resa perfettamente dal soprano russo Olga Peretyatko. Nonostante la partitura di Donizetti non preveda particolari passi di bravura o ampi squarci melodici, la Peretyatko riesce ad impressionare per una vocalità limpida e una dizione precisa e chiara, degna di una madrelingua italiana. Ottima la presenza scenica, sa rendere con grande efficacia i cambiamenti d’umore della protagonista che passa da atteggiamenti di altezzosità e spietatezza nei confronti di Nemorino a momenti di tenera rivelazione dei suoi sentimenti, passando attraverso un temperamento forte e scaltro nel confronto con Dulcamara e con Belcore. Nemorino, Giorgio Berrugi, inizialmente non entra subito nella parte mostrando un’attenzione eccessiva verso la tecnica che va a discapito della interpretazione. Poi però supera brillantemente le iniziali difficoltà e mostra una vocalità più morbida ma precisa e raffinata che culmina nella famosa aria del tenore con una partecipazione emotiva che coinvolge e manda in delirio il pubblico che subito chiede il bis della performance. Peccato per le parti corali in cui il timbro leggero di Berrugi viene praticamente ammutolito dalle voci dei colleghi baritono e basso.
Belcore interpretato dal baritono Mario Cassi mostra un timbro molto interessante fatto di suoni rotondi e buona articolazione che ben rappresentano l’atteggiamento tronfio del sergente. Molto buone anche le sue capacità mimiche e attoriali.
Un vero tripudio di consensi è stato ottenuto dall’esilarante dott. Dulcamara nella persona di Nicola Alaimo. La sua entrata in scena ha costituito il momento più irresistibile della rappresentazione. La vistosa comicità del personaggio è stata pienamente espressa dal basso che è risultato il migliore in scena grazie ad una voce piena di armonici che risuonavano pienamente in tutto il teatro , ad una padronanza di articolazione e dizione sottolineata dalla continua sillabazione che rendevano i suoi scioglilingua fluidi e comprensibili e ad una capacità attoriale davvero notevole. Giannetta, interpretata da Marilena Laurenza, pressoché anonima nella prima parte, riesce a farsi spazio nella seconda dove alcune parti soliste le danno sicuramente maggiori possibilità espressive. I preziosi costumi di Artemio Cabassi hanno reso le scene di Poppi Ranchetti (ispirate ai presepi napoletani) ancor più credibili e veritiere, supportati anche dal gioco di luci di Carlo Netti che soprattutto nei chiaroscuri del paesaggio lunare ha creato un’atmosfera unica.