Claudio Monteverdi (1567 – 1643):”Il ritorno di Ulisse in patria”

Dramma in musica in tre atti, libretto di Giacomo Badoaro. Les Arts Florissants , William Christie (direzione), Pier Luigi Pizzi (regia), Kobie van Rensburg (Ulisse), Christine Rice (Penelope), Cyril Auvity (Telemaco), Joseph Cornwell (Eumete), Umberto Chiummo (Antinoo), Juan Sancho (Anfinomo), Xavier Sabata (Pisandro), Ed Lyon (Eurimaco, Jupiter), Fortuna H. Bayodi-HirtRobert Burt (Iro), Marina Rodriguez-Cusí (Ericlea), Claire Debono (Minerva, Amore), Luigi De Donato (Nettuno), Sergio Rossi (luci), Roberto Pizzuto (Melanto), (coreografia). Registrazione: Teatro Real , Madrid, aprile 2009. Extra: interviste a William Christie, Christine Rice e Kobie Van Rensburg. 175′ 2 DVD  Dynamic 33641
William Christie, Les Arts Florissants (freschi di celebrazioni del  30esimo anniversario di attività) e Pier Luigi Pizzi  si ritrovano al Teatro Real di Madrid per il secondo per la prima esecuzione del Ritorno di Ulisse in Patria in Spagna co-prodotta tra il Teatro Real e la Fenice di Venezia. Dopo l’Orfeo del 2008, il secondo titolo della trilogia monteverdiana  nell’idea di Pier Luigi Pizzi appare nella visione scenografica piuttosto vicina alla produzione precedente.  Un nudo impianto che mette l’orchestra a vista, sul quale  si materializzano svariati  elementi: degli alberi, un letto, una barca…e così via. L’impressione complessiva però fa molto di rappezzato. A un certo punto sembra  di vedere un magazzino di scenografie. Stesso discorso per i costumi.  Pizzi sfoggia più o meno tutto il suo repertorio creativo che spazia dal Barocco dell’Orlando Furioso al minimalismo monocromatico delle produzioni degli ultimi anni.  Dopo quasi tre ore di Monteverdi si può dire che il tutto fila in un liscio susseguirsi di scene senza particolari guizzi creativi. Uno spettacolo che si lascia vedere ma che  è ben lungi dall’essere memorabile.  I cantanti recitano con disinvoltura e, sinceramente, sono più bravi attori che validi interpreti monteverdiani.  Christine Ricci è una Penelope visivamente accattivante, ma vocalmente modesta e, soprattutto espressivamente monocorde. Kobie van Rensburg non è certo dotato di un gran bel timbro vocale, tende alquanto a  nasaleggiare e così via via per tutti gli altri non vanno oltre la sufficienza. Il “recitar cantando” monteverdiano, in bocca a un cast  pressochè composto da cantanti stranieri ne soffre abbastanza. Quando sulla scena troviamo Umberto Chiummo (Antinoo) o Luigi De Donato (Nettuno), la differenza si sente, eccome! La direzione di William Christie appare alquanto accademica. Sembra proprio che questo Monteverdi non sia molto nelle sue corde interpretative. Non mancano le suggestioni sonore ma, diciamola tutta, la schiacciante preponderanza dei recitativi, fa ben presto emergere un notevole senso di stanchezza…che sfocia ben presto nella noia. Di certo non possiamo parlare di una edizione di riferimento.