Christoph Willibald Gluck: “l’ivrogne corrigé”

Nel nostro viaggio alla scoperta del teatro gluckiano, come dice il nostro titolo, seguiamo un percorso strettamente collegato all’ascolto dei lavori proposti. Purtroppo però, la discografia di questo autore, come già abbiamo avuto modo di dire, presenta molte lacune, soprattutto per tutta la produzione che precede “Orfeo ed Euridice” (1764). I lavori che seguono “L’Innocenza giustificata” (1755), che vi abbiamo recentemente proposto, sono a tutt’oggi pressochè ignorate e, gli unici due titoli che ci presentano il Gluck “buffo” sono esecuzioni dadate e quindi piuttosto limitate sul piano interpretativo.
Come afferma Alfred Einstein (il biografo ufficiale di Gluck), questo è un periodo “oscuro” per il compositore che, per una serie di circostanze ambientali (influenzò negativamente anche la guerra dei Setta Anni) da “puro” autore “serio” si trova (per non rimanere inattivo) a diventare compositore di “opéra comiques”. L’opera di taglio francese soprattutto nelle forme dell’opéra comique e del vaudevilles ha goduto nel corso del XVIII secolo di un’ampia fortuna anche in aree geografiche e culturali estranee al predominio della monarchia francese. Queste forme teatrali con la loro drammaturgia snella e brillante, lontana dalle auliche pomposità dell’opera seria italiana e con la possibilità di concedere ai cantanti-attori ampi spazi di improvvisazione sfruttando i dialoghi parlati – caratteristica che passerà poi anche al siengspiel tedesco – venivano incontro al gusto di un pubblico vario ed eterogeneo. Inoltre proprio per la loro natura meno formalizzata questi generi fornivano ai compositori un ideale terreno di sperimentazione formale.
Appartengono a questa fase compositiva, “L’ivrogne corrigé” (L’ubriacone corretto) e  “Le cadì dupé” (“Il kadì ingannato”) andata in scena l’8 dicembre 1761; l’opera riutilizza un libretto di P. Monnier già musicato a Parigi da Mosigny che si inseriva nel genere delle turcherie molto di moda in Europa a partire dalla metà del secolo.
“L’Ivrogne corrigé ou Le mariage du diable” (1760)
Quest’operina in un atto tratta da una favola di La Fontaine (“L’Ivrogne et sa femme”), era già stata musicata da tale Jean-Louis Laruette (1731-1791) e rappresentata a Parigi nel 1759, giusto un anno prima che venisse proposta a Gluck, dal Conte Durazzo, l’intendente del Burgtheater di Vienna che, a sua volta l’aveva ricevuto, dal francese Favart. Non si hanno notizie precise sulla prima rappresentazione, di certo l’opera ebbe vita breve e ben presto sparì di repertorio sia nell’originale francese che nella versione tedesca edita e rappresentata già a partire dal 1761. Il soggetto “borghese”, tipico delle “opéra comiques” con il suo alternarsi di numeri musicali (la linea di canto è semplice, priva di virtuosimi) a prosa, non era sicuramente nelle corde naturali di Gluck, ma il risultato è indubbiamente fresco e gradevole anche se la registrazione, validamente interpretata ma  alquanto datata, non le rende certo giustizia.
La registrazione
“L’Ivrogne corrigé”
Opèra-comique in due atti su libretto di Luis Anseaume e Jean-Baptiste Lourdet de Santerre da “L’ivrogne et sa femme”di Jean De La Fontaine.
Prima rappresentazione: Vienna, Burgtheater, fine 1760
Mathurin  Jean-Christophe Benoit (tenore)
Lucas  Bernard Demigny (baritono)
Colette  Claudine Collart (soprano)
Méthurine  Fréda Betti (mezzosoprano)
Cléon / Pluton Jean Hoffman (tenore)
Le Furie  Janine Lindenfelder,  Violette Journeaux (soprani)
Orchestra e Coro Philharmonique de Paris
Direttore René Leibowitz
reg.1952
La Trama
Mathurin (tenore), un ubriacone, vorrebbe dare in moglie la nipote Colette (soprano) all’amico di osteria Lucas (baritono). La ragazza invece ama ed è riamata da Cléon (tenore). I due giovani, con la complicità di Méthurine (mezzosoprano), la moglie di Mathrin mettono in atto un piano per fare cambiare idea all’uomo e riportarlo sulla retta via. Di notte Mathurin e Lucas, completamente ubriachi, vengono portati in cantina, dove è stato creato un ambiente infernale. I due, terrorizzati, si trovano alla presenza di diavoli e ombre infernali. Mathurin è condotto alla presenza di Plutone (Cléon travestito) il quale gli promette che sarà meno duro nel profferire la sentenza a patto che egli cambi vita e permettere a Colette di sposare Cléon. A malincuore Mathurin acconsente e firma un contratto. A questo punto la mascherata ha termine e tutti rivelano la loro vera identità. Mathrin, ancora terrorizzato, promette che non si ubriacherà più.