Il Ballet de l’Opéra de Lyon al Teatro Canal di Madrid

Madrid, Teatros del Canal, Temporada 2018-2019
“BALLET DE L’OPÉRA DE LYON”
Coreografia Lucinda Childs, Trisha Brown
Musica Philip Glass, Laurie Anderson
Scene Michael Meyers
Costumi A. Christina Giannini, Adeline André
Luci Beverly Emmons, Patrice Besombes
Direttore artistico Yorgos Loukos
Corpo di ballo Jacqueline Bâby, Julia Carnicer, Edi Blloshmi, Tyler Galster, Marissa Parzei, Chiara Paperini, Leoannis Pupo-Guillen, Raúl Serrano Núñez, Noëllie Conjeaud, Kristina Bentz, Zoé Charpentier, Coralie Levieux, Dorothée Delabie, Giacomo Luci, Ricardo Gomes, Marco Merenda, Roylan Ramos, Elsa Monguillot de Mirman, Albert Nikolli, Paul Vezin, Caelyn Knight, Samuel Pereira, Aurélie Gaillard
Madrid, 22 febbraio 2019

Il Ballet de l’Opéra de Lyon diventò autonomo nel 1969 (prima era un’istituzione annessa alla Opéra National de Lyon) e sin dal primo momento fece della danza moderna e contemporanea il fuoco principale della sua nuova attività. Aperta alla sperimentazione e alla pluralità di stili, la compagnia ha offerto opportunità di collaborazione a molti coreografi nazionali e internazionali; Jiří Kylián, Mats Ek, Nacho Duato, Willian Forsythe, Mathilde Monnier, Maryse Delente e tanti altri. I lettori di “GBopera” ricorderanno una delle prove italiane di questa formazione, nella stagione 2013-2014 del Teatro Regio di Torino, con Giselle di Mats Ek e Limb’s Theorem di William Forsythe. Yorgos Loukos è il responsabile artistico della compagnia lionese sin dal 1991: danzatore di origine greca formatosi al Théâtre du Silence di Zurigo, lavorò poi nel Ballet National di Marsiglia, diventando assistente di Roland Petit, con esperienze professionali anche oltre oceano (Metropolitan Opera di New York); nel 1985 si unì alle file del Ballet de l’Opéra de Lyon, in cui iniziò come maestro di ballo fino a diventarne il direttore artistico. Il programma realizzato a Madrid consta di due emblematici pezzi: Dance (1979) di Lucinda Childs e Set and Reset (1983) di Trisha Brown, opere che senza dubbio hanno segnato come capitoli importanti la storia della danza contemporanea. Il lavoro delle due coreografe americane, nutrito di ambizione sperimentale e radicali innovazioni, è stato ricostruito all’insegna dell’interazione ininterrotta tra arti visuali e musica. Dance (articolata in Dance 1, Dance 2, Dance 3), prima opera importante della Childs, è stata definita “la composizione di danza minimalista per eccellenza”, basandosi non a caso su musica di Philip Glass e scene di Sol LeWitt. Fu da questa collaborazione che nacque l’idea (oggi divenuta piuttosto comune, ma di brillante genialità alla fine degli Anni Settanta) di girare un film con i ballerini, per poi utilizzarlo come scenografia nel corso della danza eseguita dal vivo. Tra il pubblico e il palcoscenico si interpone dunque il diaframma di uno schermo trasparente, su cui trascorre il film, mentre i ballerini interpretano sullo sfondo la stessa opera, quasi in tempo reale, presentandola come doppiata su se stessa, in una sorta di riflesso o illusione, un tapis roulant che non si ferma mai. Musica e coreografia sono naturalmente ipnotiche, a causa della ripetizione ossessiva della stessa cellula, soggetta a minime variazioni. Prima fanno capolino due ballerini, poi quattro, sei, otto, tutti vestiti di bianco, illuminati da una luce cha cambia di tonalità, in un contesto così astratto da obbligare il danzatore a giocare sulla propria spontaneità (un codice inedito per quegli anni, su cui poi si sarebbe sviluppata la riflessione teorica di Merce Cunningham). Un brano assoluto come Dance, a quarant’anni dalla sua nascita, continua a essere innovativo, ma certamente difficile da metabolizzare, anche per un pubblico preparato e competente come quello di Madrid: la durata di 55 minuti e la totale astrazione non giocano a favore di una facile presa. Set and Reset porta allo spettacolo maggiore fluidità, visto che la coreografia si avvia grazie a due lampadari giganti rotanti su se stessi, colonne di luce negli angoli e generazione di molteplici ombre. Sulla scena sei ballerini eseguono una danza neoclassica, dalle linee liriche, morbide, fatte di corpi soltanto coperti da stoffe vaporose, che continuano e moltiplicano il movimento, su di un palco nudo. Nel corso dell’intera serata il messaggio centrale è proprio la libertà del movimento, nuovo e senza perché, semplicemente scaturito dalla percezione dello spazio e della musica.   Foto Teatros del Canal de Madrid