Catania, Teatro Massimo:”Cenerentola”

Catania, Teatro Massimo Bellini, Stagione Lirica 2010 / 2011
“CENERENTOLA”
Balletto narrativo in due atti su libretto di Nikolai Volkov
Musica di Sergej Prokof’ev
Coreografia Jean-Christophe Maillot
La Fata MIMOZA KOIKE
Il Padre STEPHAN BOURGOND
Cenerentola NOELANI PANTASTICO
Il Principe ASIER URIAGAREKA
La Matrigna CAROLYN ROSE
Le due Sorellastre FRANCES MURPHY, ELODIE PUNA
I Due Sovrintendenti ALEXIS OLIVEIRA, GEORGE OLIVEIRA
I Quattro Amici ASIER EDESO, PIOTR CZUBOWICZ, RAMON GOMES REIS,  EDIZ ERGUC
I Quattro Manichini: GIOVANNI MONGELLI, JULIEN GUERIN, DANIEL DELVECCHIO, SABRY GHALEM-CHERIF
I Quattro Esotici KATARZYNA KUCHAERSKA,  CARMEN ANDRES, SIMONE WEBSTER, LENNEKE VOS
Allestimento e Corpo di Ballo “Les Balletes de Monte-Carlo”
Orchestra del Teatro Massimo Bellini di Catania
Direttore d’orchestra Nicholas Brochot
Scene Ernest Pignon-Ernest
Costumi Jérome Kaplan
Luci Dominique Drillot
Catania, 11 giugno 2011
“Ciò che più mi premeva di rendere con la musica di Cenerentola era l’amore poetico tra lei e il principe, la nascita e il fiorire del sentimento, gli ostacoli su questa via, la realizzazione di un sogno. Ho cercato di far sì che lo spettatore non rimanga indifferente alla sventura e alla gioia. Ho composto Cenerentola nel solco della tradizione del balletto classico russo”.
Con queste parole Prokof’ev, nella sua autobiografia, intese esprimere i suoi progetti circa la composizione del balletto Cenerentola (Zolushka) che, composto tra il 1941 e il 1944 in un periodo particolarmente difficile per la storia dell’Europa devastata dalla Seconda Guerra Mondiale, si inserì perfettamente nella tradizione del balletto favolistico di ascendenza ciaikovskiana, rinnovandola nel contempo. Protagonista di questo lavoro, composto su libretto di Nikolai Volkov ispirato alla fiaba di Perrault e messo in scena per la prima volta con grande successo il 21 novembre 1945 al Bolscioi di Mosca, non è tanto l’elemento spettacolare ma la rappresentazione di sentimenti umani che vengono trasfigurati grazie alla musica in una dimensione universale in cui il Bene trionfa sul Male.
In questa ripresa catanese ad opera della prestigiosa compagnia dei Ballets de Monte-Carlo i sentimenti dei protagonisti vengono filtrati attraverso una dimensione sia psicologica che memoriale. Nella coreografia di Jean-Christophe Maillot, che si è accostato al capolavoro di Prokof’ev per la prima volta nel 1999, alcuni elementi si tramutano in veri e propri archetipi psicanalitici sin dal Prologo, un pas de deux, di cui sono protagonisti i due genitori della fanciulla che ballano con passione; è questa una forma di eden personale di Cenerentola che, seduta in disparte, rievoca quasi in un sogno l’unità della sua famiglia spezzata dalla prematura morte della madre. Quest’ultima, però, ritorna nelle vesti della fata che aiuta e protegge la figlia; questa identificazione della fata con la madre diventa evidente non solo, quando la fata fa vestire Cenerentola con le vesti indossate dalla donna nell’ultimo ballo, ma soprattutto quando, al ballo, il padre di Cenerentola sembra rivedere la moglie morta proprio nella fata che sta partecipando al ballo. L’amore, invece, appare rappresentato icasticamente dal bellissimo pas de deux a cui danno vita il Principe, un giovane dedito ai piaceri come i suoi amici e riscattato dall’amore appunto, e Cenerentola, il cui piede, simbolo, al tempo stesso, della danza e della fiaba, è fatto oggetto da parte del principe di un’appassionata e forse un  po’ feticistica quête.
Questa interpretazione psicologica, quasi psicanalitica, viene filtrata inoltre attraverso una dimensione memoriale; ciò è evidente nella scelta di apportare alcune modifiche alla partitura sin dall’ouverture solita, sostituita dal Risveglio di Cenerentola, dove, grazie alla presentazione dei leitmotiv principali della partitura, la storia appare proiettata in una dimensione atemporale in cui passato e presente si fondono e si sintetizzano nella memoria. Sempre in questa direzione va letta anche la scelta di introdurre la Romanza del Luogotenente Kijé, che, a prima vista, potrebbe apparire come un imperdonabile allontanamento da un’interpretazione filologica della partitura, ma che in realtà è perfettamente omologa a quella di Prokof’ev che non disdegnò di citare la Marcia dell’Amore delle tre melarance nel momento in cui il Principe offre tre arance a Cenerentola. Le scelte coreografiche, sostenute dall’orchestra diretta dalla elegante e tecnicamente precisa bacchetta di Nicolas Brochot, attento alle sfumature psicologiche della partitura, sono state perfettamente realizzate dal corpo di ballo della prestigiosa compagnia dei Ballets de Monte-Carlo, nata nel solco della tradizione dei Ballets Russes di Djaghilev prima e dei Ballets Russes de Monte-Carlo dopo, compagni che vantò, tra i suoi coreografi, i grandissimi George Balanchine e Léonide Massine.
Salutata da  lunghi e intensi applausi, l’immortale fiaba di Perrault ha preso forma grazie a Mimoza Koike (La Fata), a Stephan Bourgond (Il Padre), Noelani Pantastico (Cenerentola), Asier Uriagareka (Il Principe), Carolyn Rose (La Matrigna) che hanno dato vita ad una performance coinvolgente e poetica il cui punto culminante è stato senza dubbio l’emozionante finale dell’atto secondo quando i rintocchi della mezzanotte rompono l’incanto portando dal sogno alla realtà sia Cenerentola che il pubblico.
Foto Giacomo Orlando – Teatro Massimo Bellini