Amilcare Ponchielli (1834-1886): “La Gioconda” (Milano,8 aprile1876)

Melodramma in quat.tro atti su libretto di Tobia Gorrio (Arrigo Boito), dal dramma “Angelo, tyran de Padoue” di Victor Hugo. Prima rappresentazione: Milano, Teatro alla Scala, 8 aprile 1876
Il libretto di quest’opera che è senza dubbio la più famosa di Amilcare Ponchielli, fu scritto da Arrigo Boito il quale volle nascondere il suo nome anagrammandolo in quello di Tobia Gorrio. Così, infatti, si legge, nel manifesto che annunciò ai milanesi, per la sera delle sabato 8 aprile 1876: “alle ore 7 e 3/4”, la prima rappresentazione dell’opera al Teatro La Scala. In  questo manifesto si leggeva anche che  nell’atto terzo “La Danza delle Ore”era composto era “composta dal coreografo signor Luigi Manzotti” (al nome del quale è legato  il famosissimo balleto “Excelsior”). Boito trasse la vicenda dal cupo dramma in cinque atti di Victor Hugo, intitolato “Angelo, tyran de Padoue” ,  che aveva ottenuto un certo successo di pubblico alla Comédie Francaise di Parigi, il 28 aprile 1835. Nella trasposizione operistica, molte scene originalmente piuttosto brutali, furono eliminate; come vennero tolti i passi in cui apparivano riferimenti politici e storici troppo prolissi, che non aggiungevo nulla al nodo essenziale del dramma umano. Il colore cupo fondamentale, di morte e di intrigo,  rimase nel libretto di  Boito. La musica di Ponchielli illumina il libretto. Sicuramente la  pagina più famosa la già citata “Danza delle Ore” al terzo atto,  ma vi sono altri numeri nella partitura degni di memoria: ad esempio la bellissima aria del tenore (Enzo Grimaldo) “Cielo e mar!” al secondo atto, la romanza “Voce di donna…A te questo rosario” che canta la Cieca nel primo atto, e il monologo di Barnaba “O monumento” nello stesso atto; per non parlare di altre celebri pagine come l’aria di Laura “Stella del marinar”, come il duetto Gioconda-Laura “L’amo come il fulgor del creato” (in cui la bella e intensa vena melodica riscatta la  qualità non certo eccelsa di versi che dicono:”Ed io amo siccome il leone ama il sangue, ed il turbine il volo, e la folgor le vette, e l’alcione le voragini, e l’aquila il sol!”). E non possiamo non citare il concertato finale del terzo atto “D’un vampiro fatal…Già ti veggo…Scorre il pianto…” e l’aria di Gioconda “Suicidio!” nel quarto atto. Bozzetti di Alfredo Edel – Archivio Storico Ricordi