Verona: Concerto inaugurale della stagione della Società degli Amici della Musica

Verona, Teatro Ristori, Società Amici della Musica. 104a Stagione Concertica
Violino, Isabelle Faust
Pianoforte, Alexander Melnikov
Robert Schumann: Tre romanze op.94
Johannes Brahms: “Thuner Sonate”, nr.2 op.100 in la maggiore / Sonata nr. 3 op.108 in re minore
Morton Feldman: Vertical Thoughts 2
Sergej Sergeevič Prokof’ev: Cinque melodie op.35 bis
John Cage: “Notturno” per violino e pianoforte
Verona, 14 Ottobre 2013
In occasione del concerto inaugurale della centoquattresima stagione concertistica della Società Amici della Musica di Verona sale sul palco del Teatro Ristori la celebre violinista Isabelle Faust, accompagnata al pianoforte da Alexander Melnikov. Fin dalle prime note delle Tre Romanze Op. 94 (scritte originariamente per oboe) di Schumann l’artista tedesca colpisce per duttilità e morbidezza di suono, e per la facilità e naturalezza con cui esalta la frase musicale. In particolare nel secondo episodio Einfach, innig la dolcezza del suono del suo Stradivari del 1704, mai spinto o aggressivo nel fraseggio grazie a un perfetto controllo dell’arco, si sposa alla perfezione con il delicato e intimo lirismo della pagina schumanniana. Segue la “Thuner Sonate” (n. 2 Op. 100 in La maggiore) di Brahms in cui la Faust opta per un’interpretazione ancora concentrata su sonorità intimistiche e mai sopra le righe, in un dialogo sempre perfetto con il precisissimo Melnikov. La violinista –seppur scegliendo di non esaltare massimamente la tipica intensità di suono brahmsiana- si mostra capace di una timbrica di rara varietà e bellezza che rende la lettura apprezzabile e originalissima.
In chiusura della prima parte il brano Vertical Thoughts 2 del compositore contemporaneo Morton Feldman, scelta quantomai raffinata che conferma definitivamente l’orientamento della Faust verso un programma che indaghi a fondo le possibilità timbriche dello strumento. La breve quanto efficace introduzione del giovane compositore veronese Giovanni Bertelli consapevolizza la platea riguardo la particolare estetica compositiva basata sulla consistenza materica dei singoli suoni, rendendo maggiormente efficace la fruizione dell’opera. La seconda parte del concerto si apre con le Cinque melodie Op. 35bis di Sergej Sergeevič Prokof’ev. Brevi pagine assimilabili alle iniziali romanze di Schumann, condividono con queste il carattere infantile e intimo in un gioco di sonorità impalpabili e delicate, nella cui resa la Faust si conferma interprete attenta e sensibile. Segue il Notturno per violino e pianoforte di John Cage, compositore dal linguaggio rivoluzionario che influenzò profondamente il citato Feldman. Lo stile della composizione, risalente al periodo giovanile, è assimilabile a quello di Erik Satie. Chiude il concerto la celebre Sonata n. 3 Op. 108 di Brahms, in cui la perfetta intesa cameristica tra la Faust e Melnikov si rinnova nella scelta di sonorità stavolta più accese ed intense ove richiesto dalla scrittura. La caratteristica fondamentale e strepitosa del violinismo della Faust rimane però il controllo timbrico che si fa espressività senza forzature, espressività che trova il suo apice nella purezza della linea melodica del secondo movimento Adagio, tra i massimi esempi del formalismo hanslickiano tanto caro a Brahms. Molti e calorosi applausi per Isabelle Faust e Alexander Melnikov, e primo movimento dell’altrettanto celebre Sonata in La maggiore di César Franck come (coerentissimo) encore. Foto Brenzoni