“Swan Lake reloaded” finalmente in Italia!

Milano, Teatro degli Arcimboldi, I Pomeriggi Musicali, Stagione 2013-2014
“SWAN LAKE RELOADED”
Musica Pëtr Il’ič Čajkovskij (e non solo)
Ideazione e coreografia Fredrik Rydman
Scenografia Fredrik Rydman e Lehna Edwall
Graffiti Daniel “Mr Puppet” Blomqvist
Design luci Linus Fellbom e Emma Westerberg
Milano, 23 marzo 2014

Il lago dei cigniGeniale Rydman! Il mondo cambia, e la danza con esso. La favola del Lago dei cigni è sempre bellissima, sia per quanto riguarda la storia sia nella messa in scena a livello visivo. Ma la compagnia di Fredrik Rydman ha trasformato la storia perché il messaggio fosse attuale ai nostri giorni: è la dimostrazione che niente ci può fermare, basta volere davvero le cose. Rydman, membro e co-fondatore della compagnia svedese Bounce, direttore creativo della versione svedese di X Factor, si è ispirato al Lago dei cigni di Mats Ek, con cui aveva già collaborato in occasione del tour americano, e porta sulle scene europee nel dicembre 2011 uno spettacolo che non smette di entusiasmare il pubblico di ogni paese. Il merito della programmazione del Teatro degli Arcimboldi di Milano è di avere ospitato la première italiana di Swan Lake (reloaded). E anche a Milano ogni recita è stata un trionfo per gli artisti, decretato da un pubblico sempre più vario e partecipe. Due atti modernissimi per un allestimento incredibile nei disegni e nell’utilizzo dello spazio: riempie il palco degli Arcimboldi in modo perfetto, per mezzo di semplici oggetti d’appoggio e superfici mobili. L’uso della tecnologia e delle videoproiezioni rende ottimamente la trasformazione della storia, realizzata con idee notevoli: nel I atto appare Rothbart nelle vesti di uno spacciatore tossicodipendente (quel meschino oggi non potrebbe desiderare sorte migliore), impegnato a consultare una rubrica telefonica dove raggruppa i suoi clienti. In ogni scena in cui sia presente, tutto intorno a lui cambia a ritmo vertiginoso, anche grazie alla carismatica presenza scenica del danzatore. Alla prima comparsa dei quattro cigni le loro braccia si agitano supplicanti e nervose per la crisi di astinenza dalla droga. Poi entra Odette, nella sua innocenza ben presto traviata dal male: uno dei momenti migliori dello spettacolo è quando compie per la prima volta il movimento delle ali, quel difficilissimo frullio che Il lago dei cigni richiede tutta la parte superiore del torso in movimento, controllo e tensione inimmaginabili. Bravissime le ballerine che interpretano i quattro cigni tossicodipendenti, pronte a prostituirsi per Rothbart; anzi, sono le uniche della compagnia a potersi dire ballerine autentiche e riuscite. Gli altri artisti praticano il genere hip-hop, e non quello della danza classica o moderna o contemporanea; la loro arte ha tratto elementi da queste ultime tre, ma ancora senza una codificazione chiara. Del resto, il punto debole dell’opera è proprio l’utilizzo di troppo hip-hop e di poca danza. Ma si tratta di un preciso intendimento di Rydman, che ha voluto guidare Čajkovskij verso la street dance (e non il contrario). Uno degli aspetti più suggestivi e convincenti dell’intera operazione è il trattamento della musica: sostanzialmente fedele ai numeri originali di Čajkovskij, il balletto propone anche pezzi pop e rock appositamente composti da musicisti svedesi e internazionali. Ma non è l’alternanza di forme opposte a stupire e ad affascinare l’ascoltatore, bensì la manipolazione, la deformazione, la metamorfosi mostruosa a cui la musica originale è sottoposta grazie alle tecniche digitali: il Čajkovskij fiabesco diventa così la cornice musicale di un incubo, di un ambiente squallido e degradato, la Il lago dei cignicolonna sonora della perversione e del male. Al di là della storia che tutti riconoscono (Odette si innamora, decide di cambiare vita, vuole sciogliersi dal legame con lo stregone), nella scena del ballo a palazzo, durante la quale il principe deve scegliere la sua sposa, c’è sempre la grande opportunità di mostrare il valore dell’intero corpo di ballo; ma l’occasione è un po’ sprecata, perché la coreografia non insiste su nessuna qualità virtuosistica. Al contrario, nel corso di tutta l’opera sono presenti allusioni a stili e generi completamente diversi: nel I atto, per esempio, quando le ballerine compaiono in un costume sormontato da cornice vuota, vengono in mente i pezzi di Bob Fosse, quando sarcasticamente criticava la società degli anni Settanta e Ottanta (dunque un modello americano); in altri numeri lo stile e le scelte ricordano il Crazy Horse. Ed è naturale così: nessuno è libero dalle influenze culturali, e ancor meno un artista eclettico come Rydman. Nel II atto i sentimenti si ribellano, Odette raggiunge il suo principe, ma Rothbart non vuole perdere i suoi migliori clienti, e lasciare che il bene vinca sul male. Al termine del conflitto Odette muore, uccisa brutalmente dal malvagio, ma i cigni-prostitute hanno finalmente la forza di opporsi, e sugli ultimi accordi in maggiore del finale di Čajkovskij riconsegnano al protettore i simboli della loro schiavitù (la pelliccetta bianca con cui sedurre i clienti), libere di iniziare una vita nuova e migliore. Appunto, un augurio universale sempre valido. Il massimo dei voti, e anche di più, al produttore Fredrik Rydman e ai suoi collaboratori; il coreografo sta trovando un suo stile peculiare, lungo una strada che sarà certamente lunga, e colma di grandi successi.