Bergamo Musical Festival “Gaetano Donizetti”: “Linda di Chamounix”

Bergamo Musica Festival Gaetano Donizetti – Stagione D’Opera e Balletto 2009
“LINDA  DI  CHAMOUNIX”
Melodramma in tre atti di Gaetano Rossi
Musica di Gaetano Donizetti
Edizione critica a cura di Gabriele Dotto. Universal Music Publishing Ricordi Srl. Milano – Fondazione Donizetti, Edizione Nazionale delle Opere di Gaetano Donizetti
Linda
MAJELLA  CULLAGH
Carlo di Sirval ROBERTO  IULIANO
Pierotto CHIARA  CHIALLI
Antonio GIUSEPPE  ALTOMARE
Il Prefetto SIMONE  DEL SAVIO
Il Marchese di Boisfleury  MAURIZIO  LEONI
Maddalena  ALESSANDRA  FRATELLI
Intendente del feudo LIVIO  SCARPELLINI
Orchestra e Coro del Bergamo Musica Festival Gaetano Donizetti (M.o del coro: Fabio Tartari)
Direttore  Vito Clemente
Regia Roberto Recchia
Impianto scenografico Angelo Sala
Costumi Romeo Liccardo
Disegno luci Claudio Schmid
Nuovo allestimento in forma scenica ridotta per la riapertura del Teatro Sociale di Bergamo.
Bergamo, 11 settembre 2009
Il Festival Donizetti di Bergamo, da qualche anno denominato Bergamo Festival Musica, ha inaugurato la stagione autunnale con la produzione di “Linda di Chamounix” nell’edizione critica curata da Gabriele Dotto. Nell’occasione è stato riaperto al pubblico il Teatro Sociale a Bergamo “Alta”, gioiello settecentesco abbandonato da anni e ora, dopo lunghi restauri, riportato a nuova vita.  Uno spazio veramente bello, a pochi passi dalla pizza principale,  dalle dimensioni ridotte rispetto al “Donizetti” nella città “bassa”,  ma quando verranno ultimati i lavori alla “galleria”, potrà contare circa 750 posti. Un teatro che dovrà comunque avere un uso molto mirato visto questa Linda inaugurale ha dovuto subire dei ridimensionamenti per potere  andare in scena.
“Linda di Chamounix” si colloca nell’ultima parte della produzione donizettiana. Composta per Vienna, ma commissionata dallo stesso impresario della Scala di Milano, Bartolomeo Marelli, che curava entrambe le gestioni, fu per un certo verso l’ultima tappa di conquista donizettiana, infatti, per la prima volta, Donizetti portava , in prima assoluta,  un suo lavoro nella capitale dell’impero Austriaco. Il soggetto scelto dallo stesso compositore,tratto da “La Grace de Dieu ou la nouvelle Fanchion” di Adolphe d’Ennery e Gustave Lemoine, è un melodramma-vaudeville, dove l’utilizzo di un tema musicale che rammenta alla protagonista il suo paese d’origine dovette affascinare affatto Donizetti, tanto che utilizzerà ben due leitmotiv: la ballata di Pierotto e il tema duetto d’amore tra Linda e Carlo  sono i  motivi che ricorrono maggiormente nella partitura. Donizetti mescola serio e  buffo con molta arguzia ed inventiva. Prevalgono i toni lirici attraverso una musica evocativa, romantica e vibrante.  Linda di Chamounix ebbe una prima trionfale al Teatro di Porta Carinzia,  la sera del 19 maggio 1842. Del cast facevano parte Eugenia Tadolini, Napoleone Moriani, Marietta Brambilla, Felice Varese ed Agostino Rovere. Il trionfo viennese fece eco anche in altre città tra cui Parigi, dove poco tempo dopo “Linda” bissò il sucesso.  Nel ruolo di Linda, Fanny Tacchianrdi (prima Lucia a Napoli). Accanto a lei il tenore Mario, la Brambilla, Antonio Tamburini e Luigi Lablache. Un successo che però non è servito a fare entrare “Linda” nel  comune  repertorio teatrale, tranne  la scena d’entrata  della protagonista “Ah, tardai troppo!.. O luce di quest’anima” , pagina scritta da Donizetti  per la Tacchinardi a Parigi.  Una prassi normale a quei tempi.  Non a caso, per una ripresa londinese della Linda, Donizetti scrisse una cabaletta per Pierotto, considerato che ad interpretarlo era il celebre contralto Marietta Alboni.
L’edizione bergamasca, come abbiamo già accennato,  si sviluppava in uno spettacolo ridotto, un sorta di “semiscenico”. Il risultato è insignificante :  inesistente l’analisi drammatica  dei personaggi, lo scavo psicologico della protagonista.  Un allestimento decisamente banale, oltremodo penalizzato da lunghi  cambi scena “a vista”.   Dei lunghi momenti “morti” che hanno pesato,  e non poco,  su  un’opera già piuttosto corposa.
Sul versante canoro le cose non andavano tanto meglio. Diamo atto al direttore Vito Clemente di aver espresso un forte vigore, e una buona preparazione dell’orchestra che ha risposto con meritato plauso, come pure il coro (istruito da Fabio Tartari), scansioni e linguaggio musicale erano azzeccati. Gli possiamo imputare  delle “lentezze”, forse dovute  all’esigenza di dovere assecondare o meglio, aiutare qualche cantante. La protagonista Majella Cullagh cantante piuttosto nota in campo discografico ( per l’etichetta “Opera Rara”), in teatro delude non poco. Problematico il “passaggio”, un registro acuto stridulo ed acido ne hanno compromesso non poco l’esecuzione. A suo favore una  una certa sensibilità interpretativa, una dizione nitida e un fraseggio vario. Ancora piu deludente l’esibizione di Roberto Iuliano, tenore dalla voce interessante, ma povero di colori, limitato nei fiati e tecnicamente debole.  Di routine il Pierotto di Chiara Chialli. Disarmante l’Antonio di Giuseppe Altomare: baritono sgangherato, con voce ingolata e grezza. I migliori erano il Marchese di Maurizio Leoni, voce chiara, ma almeno preciso, eloquente, bravo nel sillabato e il Prefetto di Simone Del Savio, interessante basso, dall’ottimo fraseggio e impostazione vocale . Decisamente un’occasione mancata, anche se il pubblico in sala, con molte presenze straniere, non ha mancato di applaudire con un certo entusiasmo.