Arena Sferisterio di Macerata:”La forza del destino”

Sferisterio Opera Festival 2010 – “A maggior gloria di Dio”
“LA FORZA DEL DESTINO”
Melodramma in quattro atti su libretto di Francesco Maria Piave,
dal dramma Don Alvaro o la fuerza del sino di Angel Perez de Saavedra.
Edizioni Universal Music Publishing Ricordi srl, Milano.
Musica di Giuseppe Verdi
Il Marchese di Calatrava LUCA DALL’AMICO
Donna  Leonora TERESA ROMANO
Don Carlo di Vargas MARCO DI FELICE
Don Alvaro ZORAN TODOROVICH
Preziosilla ANNA MARIA CHIURI
Il padre guardiano ROBERTO SCANDIUZZI
Frà Melitone PAOLO PECCHIOLI
Curra ANNUNZIATA VESTRI
Un alcade GIACOMO MEDICI
Mastro Trabuco  PAULO PAOLILLO
Fondazione Orchestra Regionale delle Marche
Coro Lirico Marchigiano “V. Bellini”
Complesso di palcoscenico Banda “Salvadei”
Gruppo di danza “Aeros”
Direttore Daniele Callegari
Maestro del coro  David Crescenzi
Regia, scene e costumi   Pier Luigi Pizzi
Disegno luci Sergio Rossi
Coreografie Gheorghe Iancu
Movimenti coreografici di massa e mimici  Roberto Maria Pizzuto
Macerata, 8 agosto 2010

Il capolavoro di Verdi, assente dal palcoscenico dello Sferisterio dal  1969, è stato riproposto in una nuova produzione firmata da Pier Luigi Pizzi. Dopo aver recensito Faust e Lombardi ci ritroviamo a parlare di Forza che visivamente ci è parsa di poco dissimile  dalle altre opere: una pedana inclinata centrale con gradini, ai lati due grandi praticabili che vanno a formare due croci (l’ unica sostanziale differenza con la scena de I Lombardi ). E una croce incombe dalla parete di fondo dell’Arena che,  per tutta l’opera proietta la sua ombra sulle vicende drammatiche dei  protagonisti. Ancora una volta Pier Luigi Pizzi ha rimarcato il tema dell’intera stagione: “A maggior gloria di Dio”.   I costumi sono senza una precisa linea stilistica (vanno dal 600′ al 900′) , mentre la regia  Pizzi  è stata alquanto minimalista, rasentando l’immobilismo (sembrava quasi di assistere a un concerto in costume).  Fortunatamente le luci di Sergio Rossi hanno saputo creare delle atmosfere e delle suggestioni che hanno salvato  in parte lo spettatore dalla noia, comunque inevitabile.
Sul versante musicale, la direzione d’orchestra di Daniele Callegari ha avuto il pregio di avere vigore e brio, dimostrando una certa flessibilità nell’assecondare i cantanti. Tra questi si attendeva con curiosità la prova del giovane soprano Teresa Romano. La cantante ha messo in luce ottime doti di interprete, una dizione impeccabile e una voce bella, ricca di armonici, duttile. Malgrado ciò, la Romano non arriva a convincere pienamente: il suo fraseggio manca ancora  di una personalità propria.Modesto l’Alvaro di Zoran Todorovich. La voce è affaticata, la gamma espressiva decisamente limitata e i suoni in alcuni passi sono addirittura sordi. Una prova che non va oltre la correttezza. Preferiamo non soffermarci sul baritono Marco Di Felice, non in condizioni ottimali perché reduce  da una laringite che lo ha  costretto a cancellare le prime due recite. Ha comunque mostrato di possedere un bello strumento vocale e innate doti interpretative. Lo attendiamo in altre prove. Roberto Scandiuzzi ha sfoggiato un impasto di grande morbidezza, un canto spontaneo, fluido, tornito e un timbro vellutato e caldo. Altrettanto lodevoli sono l’eloquenza e la solennità del fraseggio.
Anna Maria Chiuri, chiamata a sostituire la prevista Elisabetta Fiorillo, ha cercato di compensare  con l’interpretazione scenica i limiti di una voce discutibile. Nei bassi e nei centri, l’emissione è artefatta, con suoni spesso disuguali e talvolta malfermi. La situazione non è migliore nel  registro acuto, messo a dura prova. Successo personale per Paolo Pecchioli, un  Melitone arguto,  molto amato dal pubblico che gli ha tributato  vere e proprie ovazioni. Piuttosto anonimo il basso Luca Dall’Amico nel ruolo del Marchese di Calatrava. Bene le parti di fianco. Ottima come sempre la prova del coro lirico marchigiano preparato da David Crescenzi.  Foto Tabocchini / Macerata Opera Festival