Urbino, XLIII Festival di “Urbino Musica Antica “, Palazzo Ducale
Contralto Sara Mingardo
Clavicembalo e fortepiano Rinaldo Alessandrini
Claudio Monteverdi: “Quel guardo sdegnosetto”, “Si dolce è’l tormento” ,
“Lettera amorosa: Se i languidi miei sguardi”, “Ohimè, ch’io cado, ohimè”
George Friedrich Händel : Suite in mi minore HWV 438, Cantata “Lungi da me, pensier tiranno” HWV 125b
Wolfgang Amadeus Mozart: “Dans un bois solitaire” K308, “Abendempfindung” K523, “Als Luise die Briefe ihres ungetreuen Liebhabers verbrannte” K520, “Trennungslied” K519, “An Chloe” K524, Fantasie d moll K397.
Franz Schubert : “An Silvia” op.106 n. 4 D 891, “Der Juengling an der Quelle” D 300, “An die Musik” op. 88 n.4 D 547, “Du bist die Ruh” op. 59 n. 3 D 776, “Ganymed” op.19 n. 3 D 544
Urbino, 27 Luglio 2011
Il Palazzo Ducale di Urbino, residenza dei Duchi dei Montefeltro è senza dubbio uno dei più interessanti esempi architettonici ed artistici dell’intero Rinascimento italiano ed è sede della Galleria Nazionale delle Marche. Uno dei monumenti più importanti d’Italia, è altresì elencato come patrimonio mondiale dell’UNESCO. All’interno del XLIII corso di musica antica ad Urbino, nella elegantissima sala delle Grandi Cucine di Palazzo Ducale si sono svolti i due “recital” del famoso contralto Sara Mingardo e del Maestro Rinaldo Alessandrini al clavicembalo e al fortepiano.
Sara Mingardo è universalmente considerata tra i contralti più importanti della sua generazione. In questa occasione ha nuovamente dimostrato di possedere uno strumento vocale rarissimo e di saperlo gestire con intelligenza e mestiere. La cantante è stata alquanto accorta nella scelta del porgramma, puntando su brani nei quali potesse pienamente mettere in luce il suo caldo registro centrale che si esprime in una linea di canto che nelle espressione di lirico-patetiche è veramente soggiogante. Il gusto è sempre sorvegliato ma sempre grandemente espressivo.
Nella prima parte, affrontando il repertorio sei-settecentesco, ha evidenziato la maestria nell’affrontare il “recitar cantando” monteverdiano, anche se il suo canto è parso un po’ troppo orientato a un’unica espressione, quella “dolente” senza nessuna concessione a quel “barocco” puramente virtuosistico che avrebbe anche un po’ vivacizzato il programma.
Questa unicità espressiva ha caratterizzato anche la seconda parte ma, affrontando Mozart e ancor più Schubert, la Mingardo ha mostrato un maggiore abbandono riuscendo a essere più emotivamente coinvolgente.
Rinaldo Alessandrini prima al Clavicenbalo e poi al Fortepiano (quest’ultimo annunciato mal funzionante per ragioni di umidità ) si è confermato non solo un grande accompagnatore ma nei suoi brani solistici un interprete dal tocco di rara sensibilità. Successo indiscusso, pubblico numeroso ed entusiasta