Slovene National Theatre Opera e Ballet Ljubljana:”La Sylphide”

Slovene National Theatre Opera and Ballet Ljubljana
“LA SYLPHIDE”
Balletto romantico in 2 atti su libretto di Aodlphe Nourrit
Musica di Hermann Severin von Lovenskjøld
Coreografia August Bournonville
Con: Rita Pollacchi, Petar Đorčevski,  Nena Vrhovec Stevens,  Iulian Ermalai,  Enisa Hodžić,  Eva Gašparič,  Barbara Marič
Solisti, Corpo di ballo e orchestra dello  Slovene National Theatre SNG Opera e Balletto  Ljubljana
Direttore d’orchestra Igor Švara
Allestimento Frank Andersen
Costumi Mikael Melbye
Luci Francois Saint Cyr
Ljubljana, 30 dicembre 2011
Di ottimo livello la serata che ci hanno proposto il corpo di ballo e l’orchestra del Teatro Nazionale del Balletto Sloveno, presso lo Cankarjev Dom di Lubiana. Alla terza replica decembrina di “La Sylphide”, balletto in due atti con libretto e coreografia di August Bournonville, musica di Herman Severin Loevenskjold, si sono esibiti con grande successo Rita Pollacchi, nel ruolo del titolo, e Petar Dorcevski in quello di James.
Il soggetto è prettamente romantico: alla vigilia delle nozze di un giovane scozzese di nome James con la fidanzata Effie, una bella silfide innamorata di lui, gli appare danzando in sogno e svanisce al suo risveglio. James se ne innamora a sua volta, ma deve sposare Effie. Fra gli invitati al matrimonio compare la strega Madge, che rivela a Effie che James ama un’altra più di lei. James caccia Madge e i preparativi delle nozze proseguono. La silfide ricompare e James la insegue nella foresta, abbandonando la fidanzata. Nella foresta incantata lui riceve in dono dalla strega Madge una sciarpa magica che dovrebbe consentirgli di catturare la silfide. Ma la sciarpa è avvelenata e quando viene posta sulle spalle della silfide questa perde non solo le ali ma anche la vita.
E’ con “La Sylphide” che inizia la “tortura” delle punte per la ballerina classica: proprio questo balletto è stato costruito sulla resistenza e sull’abilità tecnica di Maria Taglioni di stare sulle punte per un intero balletto, cui il padre Filippo regalò la coreografia. La versione che abbiamo visto danzare è però, come già si diceva, quella che Bournonville ricostrui per il suo Reale Balletto Danese, dopo soli 3 anni dalla prima francese, e su una diversa partitura musicale.
La compagnia slovena rende perfettamente il climax romantico e lo stile lieve, arioso di Bournonville. Veramente calato nel ruolo e nelle sue finezze stilistiche il James di Petar Dorcevski, specialmente nella variazione del primo atto. Ma se parliamo di stile, dobbiamo tessere le lodi di Rita Pollacchi, danzatrice italiana formatasi alla Scala di Milano, che ha trovato fortuna a Lubiana: è squisita e perfetta nel gioco lezioso, manierato eppure moderno che le viene richiesto dal coreografo per interpretare il ruolo principale. Le belle linee delle gambe, dei piedi e la leggerezza della Pollacchi non avrebbero bisogno del famoso tutù, creato per la Taglioni da Eugène Lami con lo scopo di sottolineare la leggerezza grazie agli strati di tulle sovrapposti che creano un effetto nuvola.
Meno abbiamo apprezzato il Gurn di Iulian Ermalai, poco pulito e fuori ruolo; bene tutti i comprimari. Una segnalazione speciale va a Nena Vrhovec Stevens, solista e prima ballerina della compagnia, che proprio in questa serata dava il suo addio alle scene nel ruolo della strega Madge: calorosissimi applausi e splendida interpretazione per un ruolo che richiede energia a volontà e presenza scenica.
Di ottimo livello l’intero corpo di ballo anche se, come sempre, un punto in più per la precisione e la coesione musicale e stilistica va alla compagine femminile: le fibbie delle scarpe degli uomini, nella danza scozzese d’assieme del primo atto, scintillando sottolineavano implacabilmente le imprecisioni…
Bisogna riconoscere al Direttore della compagnia Irek Mukhamedov di aver saputo trasformare un ensemble polveroso e anonimo, in una compagnia degna di poter competere con altre di livello internazionale, almeno per quanto riguarda questo titolo! L’Orchestra guidata con sapiente piglio da Igor Svara è estremamente collaborativa con la scena e mostra nei fiati un punto di forza.
Gradevole l’allestimento scenico, compresi tutti i macchinismi previsti (vari tipi di macchine teatrali per simulare il volo della protagonista), e gli eleganti e curati costumi di Mikael Melbye. Piuttosto brutte e poco efficaci le luci di Francois Saint-Cyr che lasciavano spesso e volentieri in ombra i protagonisti di passaggi mimici fondamentali. L’immensa sala Gallusova Dvorana era piena per metà ma di un pubblico educato e caloroso