Ottorino Respighi (1879 – 1936): “La campana sommersa” (1927)

Opera in quattro atti su libretto di Claudio Guastalla, dal poema drammatico Die versunkene Glocke di Gerhart Hauptmann. Valentina Farcas (Rautendelein), Maria Luigia Borsi (Magda), Agostina Smimmero (La Strega), Martina Bortolotti (La prima Elfe), Francesca Paola Geretto (La seconda Elfe), Olesya Berman Chuprinova (La terza Elfe), Angelo Villari (Enrico), Thomas Gazheli (L’Ondino), Filippo Adami (Il Fauno), Dario Russo (Il Curato),  Nicola Ebau (Il Maestro), Mauro Secci (Il Barbiere), Martino Corda (Il primo Bimbo), Letizia Puddu (Il secondo Bimbo), Sandro Meloni (Il Nano). Orchestra e Coro del Teatro Lirico di Cagliari. Donato Renzetti (direttore). Gaetano Mastroiaco (maestro del coro). Coro di voci bianche del Conservatorio Statale di Musica “Giovanni Pierluigi da Palestrina” di Cagliari. Enrico Di Maira (maestro del coro di voci bianche). Regia Pier Francesco Maestrini. Scene e proiezioni Juan Guillermo Nova. Costumi Marco Nateri. Luci Pascal Mérat. Una produzione di Unitel  in collaborazione con il Teatro Lirico di Cagliari. Registrazione Teatro Lirico di Cagliari 30 marzo 1 aprile 2016.  T. Time: 144′ 

Dopo lo scarso successo di Belfagor, Respighi, per nulla scoraggiato, progettò una nuova opera che fosse poetica e fantastica, reale e trascendente in una struttura drammatica, cioè un’allegoria di una favola o di una festa attraverso personaggi che tracendevano appunto l’umana realtà. Nonostante Ricordi non abbia accettato questa proposta, Respighi e il suo librettista Guastalla portarono a termine il loro progetto; nacque così La Campana sommersa, il cui libretto fu tratto dalla commedia Die Versunkene Glorke di Gerhard Hauptman, al cui centro vi era una campana fatta cadere da un Fauno in un lago e attorno alla quale si svolgeva la tragica storia d’amore tra un uomo, il campanaro Enrico, e la ninfa Rautendelein. L’opera, per la cui pubblicazione Respighi si rivolse alla Casa Editrice berlinese Bote & G. Block, fu rappresentata per la prima volta ad Amburgo il 18 novembre 1927 nella versione che Wolff trasse dal libretto di Guastalla, anche se lo stesso librettista aveva affermato che il suo libretto non era altro che la traduzione letterale del testo tedesco originale. Alla prima rappresentazione l’opera ebbe un notevole successo anche grazie al cast formato da Gertrud Callam (Rautendelein), Emmy Land (Magda), Gunnar Graarud (Enrico), Joseph Degler (L’Ondino), Paul Schwartz (Il Fauno) e con la direzione di Werner Wolff. L’opera, accolta favorevolmente non solo in Germania, ma anche in altri teatri tra cui il Metropolitan Opera House di New York, dove fu diretta da Tullio Serafin, e il Colón di Buenos Aires sotto la direzione dello stesso autore, approdò in Italia l’anno seguente e in particolar modo alla Scala dove fu diretta da Ettore Panizza e al Teatro dell’Opera di Roma con Gino Marinuzzi sul podio. Dopo la morte di Respighi La campana sommersa insieme a tutte le altre opere del compositore bolognese  conobbe un oblio dal quale non è stato possibile trarla nemmeno in seguito a due incisioni, una nel 1953 e l’altra nel 2003.

Di particolare interesse è, quindi, questa ripresa dell’opera al Teatro Lirico di Cagliari nel 2016 non solo per il valore storico ma anche per la complessiva bellezza dello spettacolo ben curato sia dal punto di vista visivo che musicale. Molto belle sono le scene di Juan Guillermo Nova che rappresentano un paesaggio boscoso particolarmente accattivante nel primo atto, un’abitazione, presumibilmente del nord Europa con un’architettura gotica nel secondo, un paesaggio montagnoso dove Enrico ha stabilito la sua dimora, ma anche la sua fonderia evocata dalla presenza di una campana nel terzo atto, e lo stesso bosco del primo atto, questa volta avvolto in un’atmosfera notturna, nell’ultimo. In questa scenografia, fedele al dettato del testo di Guastalla ed esaltata dalle luci di Pascal Mérat, si iscrivono bene anche le proiezioni con la luna che campeggia nel finale del primo atto. Eleganti e coerenti con il libretto sono anche i costumi di Marco Nateri che creano una linea di demarcazione tra i personaggi umani e semiumani come la ninfa Rautendelein e quelli che trascendono la realtà come il Fauno e Ondino. In questa scenografia gli artisti, sapientemente guidati dalla mano del regista Pier Francesco Maestrini, si muovono  con disinvoltura e in modo perfettamente coerente con i loro personaggi, la cui maturazione appare visibile anche sulla scena. Ciò è evidente per la ninfa Rautendelein, leggiadra per la sua spensieratezza giovanile all’inizio, e fortemente provata nell’ultimo atto dove appare con un costume molto più sobrio e più adatto alla maturità del personaggio stesso. Scomposto nei suoi movimenti è il Fauno, simbolo di una natura selvaggia, mentre Ondino, avvolto in un costume verde che lo rende quasi un tutt’uno con la natura, è strisciante. Infine la regia di Maestrini esalta anche dal punto di vista visivo tutte le complesse vicende a cui va incontro Enrico.
Per quanto attiene l’aspetto musicale, questa edizione si dimostra di ottimo livello sin dalla concertazione di Donato Renzetti che con la sua bacchetta esperta non solo ha staccato i tempi voluti da Respighi, ma ha esaltato i timbri dei vari strumenti di questa partitura ricca di colori, tutti ben delineati e ben amalgamati tra loro e con la parte vocale. Proprio in virtù dell’alta qualità della concertazione e del valore storico di questa ripresa risulta un autentico peccato la scelta di tagliare alcuni passi soprattutto nel secondo atto che causano l’eliminazione del ruolo della vicina di casa che intrattiene un breve dialogo con Magda. Sostanzialmente buono il cast vocale a patire da Valentina Forcas, una convincente ninfa Rautendelein sia dal punto di vista scenico che da quello vocale in quanto brava nel rendere con efficacia la maturazione del suo personaggio. La sua è una voce omogenea, nonostante tenda a perdere leggermente di volume nella parte acuta, ma l’intonazione e il fraseggio sono molto curati. Voce dal bel timbro sia nella parte centrale che negli acuti, Maria Luigia Borsi è una convincente Magda della quale rappresenta con efficacia il tormento per le vicissitudini del marito Enrico la cui difficile parte è sostenuta da un perfetto Angelo Villari. L’artista, grazie a una voce dal bel timbro e potente in tutto il registro impreziosita da acuti squillanti, riesce, modulando bene il suo strumento secondo le dinamiche prescritte da Respighi, a rendere con efficacia tutte le sfaccettature del complesso animo del suo personaggio. Voce dal bel timbro, Thomas Gazheli dà vita ad una buona interpretazione del personaggio di Ondino, allo stesso modo di Filippo Adami che, con un fraseggio curato e un’intonazione corretta, mette in evidenza, con giusta misura, il lato comico della parte del Fauno.  Buone anche le perfomances di Dario Russo, un curato particolarmente autorevole, e di Agostina Smimmero, solida vocalmente nella parte della strega. Corretti i numerosi comprimari da Nicola Ebau (Il maesttro) e Mauro Secci (Il barbiere) alle tre elfi Martina Bortolotti, Francesca Paola Geretto, Olesya Berman Chuprinova. Degno corollario di uno spettacolo bello e affascinante è la prova dei due cori, quello del Teatro lirico di Cagliari e quello di voci bianche del Conservatorio Palestrina del capoluiogo sardo ben preparati entrambi rispettivamente da Gaetano Mastroiaco e da Enrico Di Maria.