Verona, Teatro Camploy, l’Altro Teatro, XVI ed., sezione danza, 2020 C
“NUDITÀ”
di e con Mimmo Cuticchio e Virgilio Sieni
Compagnia Virgilio Sieni
Luci Marco Cassini
Verona, 7 febbraio 2020
Più che una coreografia, Nudità è una performance; e più che un’allusione a un poema epico, sebbene alla fine compaia il pupo paladino Orlando, è un colto riferimento al racconto di formazione in cui l’uomo impara a camminare e a prendere una strada nella vita. Quanto detto potrebbe sembrare irriverente al cospetto di un intento così nobile e anticamente conosciuto, quello che delinea l’essere umano come qualcosa di fragile e insicuro, perché costantemente sottoposto a prove di sopravvivenza civile.
In questo spettacolo Sieni va al di là della danza contemporanea e rompe la coreografia a beneficio del processo narrativo, qui assistito da una colonna sonora da film drammatico: un breve estratto del “Love theme” di Angelo Badalamenti (da “Mulholland Drive” di D. Lynch). Il ritornello cucito sulle figure di Virgilio Sieni e Mimmo Cuticchio, prima con toni cupi e sommessi, poi alti e drammatici, dona un’atmosfera sospesa, carica di aspettative. Conoscendo molto bene Lynch e tutta la sua produzione artistica, dai film all’arte pittorica, avrebbe forse potuto rendere meglio un estratto da “Lost Highway”, considerata la strada tracciata sul palco. Proprio una strada, delimitata da due bande bianche, è quella che ospita le acrobazie, i gesti e le toccate del pupo, manovrato da Mimmo e le sue imitazioni ad opera di Virgilio; tutti e tre sul palco molto ben affiatati e coesi. Impossibile non avvertire la potenza scenica di Sieni, ultimamente sempre più performer (Solo Goldberg variazioni), ovvero garanzia di successo di pubblico e di critica. Infatti, la nudità non è solo riferita alla messa in evidenza delle parti e degli snodi semoventi del pupo (che non è una marionetta, né un burattino), ma anche alla purezza del gesto di Sieni, costantemente al centro del racconto. Perché Virgilio Sieni è nume dell’estetica, prima che della poetica, nonché maestro della danza terapia, per il coinvolgimento di gente comune nelle sue coreografie e per quel suo modo di usare il gesto ai fini di un’indagine introspettiva. Paradossalmente potremmo dire che in Nudità, il coreografo fiorentino, è a suo agio nelle vesti del pupo (che ha la sua fisionomia), e sembra stare alla sperimentazione informale come Manganelli (che lui cita) sta alla neoavanguardia. Sto gioco continuo e ricorsivo, dettato dall’urgenza di abitare il mondo; che procede ininterrotto dal prologo al bel epilogo (con Cuticchio che urla la sorte del paladino Orlando in dialetto siciliano), fatto di adiacenza, tangenza, vicinanza e tattilità, è molto affascinante e seduttivo.
Nudità è un tributo all’arte scenica tanto da meritare nientemeno che il sostegno del Mibac, sia perché Mimmo Cuticchio, puparo cantastorie, è continuatore di un’arte riconosciuta dall’UNESCO come patrimonio orale e immateriale dell’umanità, sia perché Sieni è cavaliere dell’ordine delle arti e delle lettere per il Ministero della cultura francese.