Krzysztof Penderecki (Dębica, 23 novembre 1933 – Cracovia, 29 marzo 2020): “Die Teufel von Loudun” (1969)

Krzysztof Penderecki (1933-2020), è stato uno fra i maggiori musicisti del nostro tempo: una figura di spicco nel quadro artistico contemporaneo. Allievo di Artur Malawski e di Stanislaw Wiechowicz, Penderecki vinse nel 1959 i tre premi di un concorso organizzato dall’Associazione dei compositori polacchi. Ebbe poi altri importantissimi riconoscimenti. Tra le sue opere più rappresentative ricordiamo: “Threnos” (1959-61), lo “Stabat Mater” (1962), “La Passione di Cristo secondo Luca” (1963), il “Dies irae” (1966-67) e “Utrenja” (1969-71).
L’Opera
I diavoli di Loudun, opera in tre atti, fu composta su “commissione” dell’Opera di Stato di Amburgo. La prima rappresentazione avvenne in quel teatro, il 16 giugno del 1969. Il libretto dello stesso ,Penderecki, si riallaccia a un fatto accaduto nel XVII secolo a Loudun, in Francia:rievoca le torture e il supplizio di Urbain Grandier, accusato di commercio con il diavolo. La vicenda di Grandier, vittima di complotti politici, di superstizioni, di isterismi sessuali, sollecitò l’interesse di numerosi scrittori e drammaturghi frai quali Aldous Huxley e John Whiting alle cui opere attinse il musicista polacco.  Urbain Grandier, curato di Saint-Pierre a Loudun, è un uomo affascinante e di cultura finissima. Destinato, così sembrava, alle più alte cariche ecclesiastiche, Grandier si perderà per uno scatenato amore di sè e per le sfrenate passioni. Ma nell’ora della morte sul rogo, dopo atroci torture, Grandier appare nella sua sconcertante dicotomia psicologica: da una parte è l’uomo egoista di cui parla Huxley, il libertino senza scrupoli, dall’altra il religioso che sopporta con grandissima dignità il supplizio e perdona  i nemici che l’hanno accusato di una colpa non commessa. I procedimenti drammatici e musicali usati da Penderecki, sono assai vari: dialoghi e monolghi liberi o ritmicamente misurati; declamazione in forma di recitativo, canto solistico e d’insieme; un coro da cui si levano grida, risate, gemiti, in alternanza con i canti gregoriani dei monaci. A ciò si aggiunge l’impiego di un’orchestra  quanto mai ampia (42 archi, 32 fiati, percussioni, organo, armonium, pianoforte, arpa e chitarra elettrica) accanto a vaste aree sonore di “clusters”.

La trama
Jeanne (soprano), priora del Convento di Sant’Orsola a Loudun, ha strane visioni notturne. Una mattina, risvegliata da un terribile incubo, viene informata che Padre Grandier (baritono), vicario della chiesa di San Pietro, ha rifiutato il suo invito di assumere la direzione della comunità orsolina. Recatasi in chiesa, incontra il vicario e, presa da forte ansia, fugge. Poco dopo incontra il padre Mignon (tenore) al quale confessa che Grandier le era apparso in sogno sotto le sembianze del diavolo e accetta il consiglio di chiedere aiuto di padre Barré (basso), noto esorcista. Durante l’esorcismo la donna rivela di strane Messe nere e pronuncia più volte in nome do Grandier. Il vicario cade intanto in disgrazia di fronte alle autorità e alla popolazione, dopo che Richelieu si è schierato apertamente contro di lui. Mentre una grande folla è radunata davanti alla chiesa, Grandier viene arrestato e condannato a morte. Nella pubblica piazza il vicario respinge l’invito a confessare la propria colpevolezza, e anzi, si proclama innocente, dichiarando di non essersi mai occupato d stregoneria. Agli accusatori invece lo stoico silenzio che egli oppone alle torture sembra soltanto la conferma di un patto segreto con Satana. Mentre la sentenza di morte viene eseguita, Jeanne osserva da lontano, raccolta in preghiera. Altri dettagli sull’opera