“Nabucco” al Teatro Real di Madrid

Madrid, Teatro Real, Temporada 2021-2022
“NABUCCO”
Dramma lirico in quattro parti su libretto di Temistocle Solera, basato sul dramma Nabuchodonosor di Auguste Anicet-Bourgeois e Francis Cornu e sul balletto Nabuccodonosor di Antonio Cortesi
Musica Giuseppe Verdi
Nabucco LUCA SALSI
Ismaele MICHAEL FABIANO
Zaccaria DMITRY BELOSSELSKIY
Abigaille ANNA PIROZZI
Fenena SILVIA TRO SANTAFÉ
Il Gran Sacerdote di Belo SIMON LIM
Abdallo FABIÁN LARA
Anna MARIBEL ORTEGA
Coro y Orquesta Titulares del Teatro Real
Direttore Nicola Luisotti
Maestro del Coro Andrés Máspero
Regia Andreas Homoki
Scene Wolfgang Gussmann
Costumi Wolfgang Gussmann, Susana Mendoza
Luci Franck Evin
Coproduzione Zürich Opernhaus e Teatro Real de Madrid
Madrid, 14 luglio 2022
Quindici recite tra il 5 e il 22 Luglio, quattro interpreti che si alternano nel ruolo protagonista, due direttori d’orchestra e una profusione di grandi voci. Nabucco ritorna al Teatro Real di Madrid dopo centocinquantun’anni di assenza, con la direzione di Nicola Luisotti e la regia di Andreas Homoki, grazie a una coproduzione tra la Opernahaus Zürich e il massimo teatro madrileno (un partenariato di alta qualità che garantisce sempre eccellenti risultati). Nicola Luisotti, che con il Teatro Real vanta un legame artistico e professionale sempre più stretto (tanto che il 14 Luglio è stato nominato Direttore Emerito), porge una lettura precisa, dinamica e potente della partitura, valorizzando con pari equilibrio sia i ritmi e le scene più concitate sia i momenti di carattere più lirico ed elegiaco. L’orchestra risponde adeguatamente alle richieste del concertatore; un encomio a parte merita la precisione della banda sul palco. Il Coro del Teatro Real, preparato da Andrés Máspero, è certamente all’altezza delle esigenze di un’opera corale come Nabucco, e interpreta in modo magnifico il coro del III atto, ripetendolo in seguito alle insistenti richieste di un pubblico entusiasta. La compagnia cantante è di altissimo livello e sortisce un grande successo, prima di tutto perché tutti gli interpreti principali sono riconosciuti specialisti verdiani. L’ingresso del protagonista è spettacolare: Luca Salsi, uno dei migliori baritoni verdiani in carriera, offre un’interpretazione che dall’inizio alla fine è un fremito di ferocia, superbia, dignità regale, stordimento e pentimento. Mai si era sentito scolpire con tanta terribile enfasi e perfetta chiarezza i quinari doppi «In mar di sangue – fra pianti e lai | l’empia Sïonne – scorrer dovrà!», come Salsi riesce a fare; e non si tratta che di un momento espressivo tra i tanti che si dovrebbero menzionare (come il sestetto del finale II: se tutti i solisti cantano assai bene, nessuno fraseggia al livello del baritono). La completezza della “personalità vocale” di Salsi si apprezza definitivamente nella clausola della II Parte, quando la disperazione del personaggio fuoriesce quale nuovo carattere della voce, per accompagnare l’ascoltatore nella seconda metà dell’opera. Il numero musicale più grandioso, non a caso, è il duetto con Abigaille della III Parte, in cui Salsi è affiancato dal soprano Anna Pirozzi, interprete ideale della sciagurata figlia adottiva di Nabucco. La tecnica è portentosa, nella gestione delle agilità e delle difficoltà della partitura (il salto d’ottava dell’aria della Parte II riuscirebbe benissimo, se non fosse per un leggero difetto di emissione delle note basse, che risuonano come schiacciate), unitamente alla disinvoltura attoriale, che fa della sua Abigaille un capolavoro di complessità umana, perfettamente credibile. Gli acuti e i sopracuti marcati da un imponente volume sonoro impressionano il pubblico di Madrid, soprattutto dopo la grande scena che apre la Parte II. Nel ruolo di Zaccaria canta il basso Dmitry Belosselskiy, che assurge a terza grande voce della serata: autorevole, molto corretto sul piano tecnico, coerente nella linea di canto e solido nell’emissione (tutte virtù che in parte correggono il timbro e le qualità naturali di una voce di per sé non bella. Per la cronologia locale: nel settembre 2019 Salsi e Belosselskiy avevano già duettato al Real in un memorabile Don Carlo, naturalmente come Rodrigo e Filippo II, sempre diretti da Luisotti). Michael Fabiano è un tenore conosciuto al Real (cantò nei Due Foscari del 2016 e fu Riccardo nel Ballo in maschera inaugurale della stagione 2020-2021), e in questo Nabucco dimostra un’apprezzabile crescita nella qualità vocale e interpretativa: il suo Ismaele è un amante appassionato, impegnato ad arricchire un colore vocale non troppo chiaro (ma squillante) con un buon fraseggio (a volte un po’ enfatico). Magnifica (sin dal terzetto della Parte I) la Fenena di Silvia Tro Santafé, dall’emissione vibrante e dal porgere espressivo: il suo timbro caldo, tra l’altro, crea un ottimo contrasto vocale con lo squillo della Pirozzi nell’ambito delle voci femminili. Molto corretti Simon Lim, Fabián Lara e Maribel Ortega, rispettivamente nelle parti del Gran Sacerdote di Belo, Abdallo e Anna. L’impianto registico è tanto essenziale quanto movimentato: forse anche troppo essenziale la scena (una parete monolitica di marmo verde troneggia in continuo movimento al centro del palcoscenico vuoto) e decisamente troppo movimentata la recitazione (l’andirivieni dei solisti e del coro, il correre da una parte e dall’altra, il girare attorno alla parete mobile non hanno un momento di pausa, a eccezione del canto famoso del III atto). Sin dalla sinfonia, la regia si concentra su una dimensione affettiva totalmente estranea al libretto di Solera ma importante, ossia il legame tra le sorellastre Abigaille e Fenena, che appaiono bambine in vari momenti dell’opera, ora contendendosi la corona regale, ora unite da un vincolo famigliare che neppure i personaggi adulti riescono ad annullare del tutto. A partir di qui, si apprezza moltissimo la complessità tragica di Abigaille, che nella rappresentazione di Homoki non rinnega mai completamente l’affezione per Fenena. A fronte della riflessione psicologica, però, c’è qualche scivolata stilistica, come nel finale dell’opera, in cui il brando di Abdallo è una rivoltella, con la quale Nabucco fredda il Gran Sacerdote di Belo (uccisione che sostituisce il crollo dell’idolo). Della stessa arma, in puro stile cinematografico, s’impossessa poi l’antagonista in via di redenzione, Abigaille, puntandola più volte contro gli astanti prima di suicidarsi e implorare morente perdono e benedizione. All’uscita del Teatro, sulla retrostante Plaza Isabel II si ritrasmetteva la recita con una differita di un’ora e mezza; e così, proprio nel momento in cui il pubblico del Real defluiva, sul megaschermo all’aperto il coro degli schiavi Ebrei stava intonando l’accorato lamento. «Va’, pensiero, sull’ali dorate» ripete il miracolo di sempre: i mille turisti, i mille passanti, i mille bambini e ragazzi che transitavano sulla piazza e nelle strade adiacenti si arrestano, ascoltano meravigliati, a dispetto del caldo insopportabile e dei divertimenti verso i quali ognuno era diretto. Anche sapendo poco o nulla dell’opera di Verdi, tutti sono immobilizzati dalla bellezza della musica, dal canto, dalla magia dell’arte. In questi attimi, fugaci nella vita delle grandi città europee, si ha l’impressione che non tutto è perduto per la civiltà occidentale e la sua tradizione.   Foto Javier del Real © Teatro Real de Madrid